NINFA - Santa Maria Maggiore

Santa Maria Maggiore

Immagini


1) Ingresso della chiesa (foto Autore).

2) Campanile (foto Autore).

3) Abside, affresco (foto Autore).

4) Controfacciata, affresco (foto Autore).

Descrizione

Santa Maria Maggiore era la chiesa più importante della città. Fu eretta probabilmente intorno al X secolo e ricostruita in forme più grandiose nella prima metà del XII secolo. L’edificio è costitituito da tre navate divise da pilastri quadrati, con abside semicircolare e presbiterio rialzato sulla cripta (Hadermann-Misguich 1986, p. 54) [Fig. 1]. Risale invece ai primi anni del XIII secolo il campanile addossato alla chiesa [Fig. 2]: esso presenta bifore, cornici a mensola e denti di sega e la decorazione molto comune con piatti in ceramica, diffusa in moltie chiese romane: Santi Giovanni e Paolo, Santa Francesca Romana, San Lorenzo in Lucina e Santi Bonifacio e Alessio (Serafini 1927, p. 211). La navata centrale dell’edificio doveva essere coperta da un tetto a doppio spiovente, mentre le laterali presentavano volte in muratura, probabilmente frutto di modifiche avvenute nel corso del Trecento. La chiesa fu ampiamente restaurata da Onorato III nel XV secolo per essere poi definitivamente abbandonata nel XVI secolo. Ciò comportò il progressivo e inesorabile degrado delle strutture murarie (Hadermann-Misguich 1986, p. 56) .

Gli affreschi superstiti dell'abside [Fig. 3] sono tradizionalmente datati al 1160-1170 circa, all’indomani cioè dell’incoronazione di papa Alessandro III (1159-1181) qui avvenuta nel 1159 ed eseguiti probabilmente in occasione del matrimonio della principessa bizantina Eudocia di passaggio a Ninfa proprio in quegli anni (Carbonara 1990, pp. 238-239). Ciò che resta del catino absidale mostra però una figura che regge le teste dei principi degli apostoli con accanto un santo domenicano (forse Tommaso d’Aquino). Proprio la presenza dell’ordine domenicano che sorse all’inizio del XIII secolo e la probabile raffigurazione di Urbano V (1362-1370) che si occupò della traslazione delle reliquie di Pietro e Paolo fanno pensare ad un rifacimento degli affreschi agli tra il 1367, anno della sua venuta a Roma dopo la parentesi avignonese e il 1380, anno della distruzione della cittadina di Ninfa. Ciò lo si può intuire dalla cornice rossa nella parte superiore che è stata dipinta al di sopra di una pittura più antica. Gli altri brani sono andati completamente persi, ma resta ancora una santa con un libro nella decorazione di un’edicola nella controfacciata della chiesa [Fig. 4].

Bibliografia

Carbonara G., Edilizia e urbanistica di Ninfa, in Ninfa: una città, un giardino, «Atti del Colloquio della Fondazione Camillo Caetani, Roma-Sermoneta-Ninfa, 7-9 ottobre 1990», a cura di L. Fiorani, Roma 1990, pp. 223-245.

Hadermann-Misguich L., Images de Ninfa. Peintures médiévales dans une ville ruinée du Latium, Roma 1986.

Hadermann-Misguich L., Images jumelles d’Urbain V et de Thomas d’Aquin à Santa Maria de Ninfa, in Studi in memoria di Giuseppe Bivini, I, Ravenna 1989, pp. 259-279.

Philippot P., La conservazione degli affreschi di Ninfa, in Ninfa: una città, un giardino, «Atti del Colloquio della Fondazione Camillo Caetani, Roma-Sermoneta-Ninfa, 7-9 ottobre 1990», a cura di L. Fiorani, Roma 1990, pp. 281-284.

Serafini A., Le torri campanarie di Roma e del Lazio, Roma 1927.

Autori

Antonio Iommelli