ABBAZIA DI FOSSANOVA - L'infermeria dei conversi

L'infermeria dei conversi

Descrizione

A lungo ritenuta l’infermeria dei monaci, questa struttura è stata di recente - e più correttamente – identificata con l’infermeria dei conversi. In un’abbazia cistercense, infatti, l’edificio che accoglieva i conversi malati si trovava di solito al di fuori del nucleo monastico vero e proprio (quello, cioè, intorno al chiostro), ma comunque presso di esso e adiacente il più possibile all’ala dei conversi. Spesso, inoltre, l’infermeria dei conversi poteva addirittura avere dimensioni superiori rispetto a quella dei monaci, e questo in ragione proprio del numero elevato dei fratelli laici, che nei momenti di maggior fortuna economica di un’abbazia poteva anche superare quello dei religiosi. In tal senso Fossanova costituisce uno dei casi più interessanti dell’intera architettura cistercense europea poiché dimostra con i propri edifici proprio questa particolarità.

L’infermeria dei conversi fu costruita con ogni probabilità agli inizi del XIII secolo, periodo che - non a caso - coincide con una situazione di particolare floridezza dell’abbazia. Si tratta di un edificio a pianta rettangolare, con contrafforti esterni sui lati lunghi posti in corrispondenza e a controspinta degli archi trasversi che all’interno sorreggono il tetto. L’ingresso originale era sul lato ovest, nella seconda campata a partire da nord: qui, ancora oggi, si intuisce sulla parete il profilo dell’antico portale, asportato agli inizi del XX secolo e rimontato nel Palazzo degli abati commendatari.

L’aula era illuminata da strette monofore dal profilo ogivale, una per campata e tutte collocate in alto: tale espediente permetteva all’aria e alla luce di entrare, ma evitava al tempo stesso lo sviluppo di correnti d’aria pericolose per i malati. Le finestre più grandi che si vedono sotto le monofore antiche sono dell’inizio del XX secolo, tranne la prima sul lato est. Lungo le pareti interne le piccole nicchie poste a 70-80 cm dal suolo ricordano ancora oggi l’antica destinazione d’uso dell’edificio: esse sono infatti identificabili con dei poggia-oggetti ricavati nel muro accanto ai letti dei malati. Le pareti interne conservano resti dell’antica decorazione con  pitture che riproducevano a linee rosse su fondo bianco un paramento murario, e fasce a girali.

Tutto intorno all’infermeria si addossavano diversi ambienti, dei quali rimangono però solo minime tracce. Sul lato est un lungo edificio comprendeva, a partire da nord: il refettorio per convalescenti, la cucina, il magazzino/farmacia e l’alloggio dell’infirmarius, ossia il fratello converso che gestiva le attività dell’infermeria e che accedeva al suo interno da una porticina ancora oggi visibile in alto sulla parete est. Sul lato ovest, invece, si trovavano, sempre a partire da nord: il cortile d’accesso (di fronte al portale originario), l’orto delle erbe medicamentose, la cappella e la stanza nella quale i conversi defunti venivano preparati per il funerale. Sul lato nord (attuale lato d’accesso), infine, si trovavano le latrine, che sfruttavano un canale artificiale dedotto dall’Amaseno.

Bibliografia

Autori

Nicoletta Bernacchio