ABBAZIA DI FOSSANOVA
Coordinate GPS: 41.438206,13.195739
Sottoschede
- La chiesa abbaziale
- Il chiostro
- Il refettorio
- La sala capitolare
- Il calefactorium
- La cucina
- La sacrestia
- L'armarium
- Il passaggio ai campi
- L'ala dei conversi
- Edifici per il lavoro
- Il blocco di san Tommaso
- L'infermeria dei conversi
- La cinta muraria
Descrizione
Il sito presso il quale sorge l'abbazia di Santa Maria di Fossanova fu interessato da insediamenti abitativi fin da epoche assai precoci (forse già dall'Età del Ferro): le ricerche archeologiche hanno confermato la presenza di resti di una villa romana di II secolo a.C. e di un più tardo impianto termale, le cui tracce sono ancora oggi visibili proprio di fronte all'abbazia. L'eccellente collocazione topografica doveva del resto favorire una certa continuità di vita della zona, che godeva dei vantaggi della vicinanza di un corso d'acqua quasi interamente navigabile come il fiume Amaseno, nonché di un buon sistema di viabilità stradale. Proprio a causa di tali fattori, a cavallo tra i secoli XI e XII l'area fu oggetto delle contese dei centri urbani limitrofi, nonché degli interessi della Chiesa, desiderosa di estendere e rafforzare il proprio controllo territoriale sul basso Lazio.
Al 1089 risale il primo documento che testimonia con sicurezza la presenza di un insediamento monastico, presumibilmente benedettino; esso assunse gradualmente una notevole importanza nel contesto locale, specie per gli stretti legami con il vicino vescovato di Terracina, nonché, probabilmente, per l'appoggio fornito all'antipapa Anacleto II (1130-1138) nel corso della lotta contro Innocenzo II (1130-1143) per la conquista del soglio pontificio. Il definitivo prevalere di quest'ultimo dovette comportare dunque un generale ripensamento del ruolo di Fossanova all'interno degli equilibri politici della regione: intorno al 1135, l'antico monastero venne infatti affidato all'Ordine cistercense, fondato nel 1098 da Roberto di Molesme presso Cîteaux (Cistercium) in Borgogna, e divenuto in pochi anni una delle realtà monastiche più incisive del tempo, specialmente grazie all'instancabile azione di Bernardo di Chiaravalle (1090-1153).
Dopo una fase iniziale, nella quale quasi certamente ci si servì delle strutture preesistenti, la costruzione dell'abbazia dovette essere incrementata negli anni '70 del XII secolo grazie ad una serie di cospicue donazioni che la tradizione storiografica attribuisce a Federico I Barbarossa. Nel 1208 il pontefice Innocenzo III (1198-1216) consacrò l'altare maggiore della chiesa. Il XIII secolo coincise con il momento della massima ascesa dell'abbazia di Fossanova, che si configurava come uno dei centri spirituali ed economici più rilevanti dell'Italia centrale. A questi luoghi è legata anche la figura di Tommaso d'Aquino, il quale trascorse i suoi ultimi giorni a Fossanova, spegnendosi presso la casa dell'abate il 7 marzo 1274.
La costruzione dell'abbaziale di Santa Maria di Fossanova fu avviata dai Cistercensi probabilmente intorno al 1170, dopo una fase in cui si dovettero servire della chiesa del precedente insediamento. Il blocco delle navate fu edificato dopo la consacrazione dell'altare, avvenuta nel 1208. La chiesa è a tre navate con transetto e terminazione ad abside rettilinea, affiancata su ciascun lato da due cappelle. Sia la navata centrale che quelle laterali, coperte da volte a crociera, sono scandite in sette campate rettangolari da pilastri cruciformi, con semi- colonne pensili, su cui si impostano archi trasversi. Solo la volta del capocroce, a pianta quadrata, è coperta da una volta a crociera costolonata. Le pareti della navata centrale sono percorse da una semplice cornice. I confronti più diretti nell'ambito cistercense si individuano nelle chiese dell'abbazia di Fontenay (fondata nel 1118) per quanto riguarda la pianta, e in quella di Pontigny (1170 circa) per la tipologia dei pilastri.
Nell'architettura della chiesa traspare il rigore formale tipico del linguaggio cistercense. Gli elementi decorativi sono ridotti ai capitelli, declinazioni semplificate delle tipologie a crochets, a foglie d'acqua, ad acanto. Dissimulata fra i crochets di un capitello, compare una testa di anatra, uno di quei rapidi inserti figurativi attestati a volte nella scultura architettonica cistercense. La presenza di una croce a tre bracci, sulla parete di fondo della chiesa, si può spiegare con la volontà di rendere un omaggio a Innocenzo III (1198-1216) che ne aveva fatto un simbolo del papato. Sulla parete esterna della navata destra è presente una pittura murale raffigurante l'Albero di Jesse, che potrebbe essere messa in relazione con gli interventi promossi nel complesso da papa Niccolò IV (1288-1292).
I lavori della chiesa dovettero concludersi con la costruzione della facciata, a salienti, aperta da un portale sormontato da un grande rosone, che forse sostituì uno precedente di dimensioni minori. La messa in opera del portale è stata collegata alle donazioni dell'imperatore Federico II all'abbazia (1221-1222), sulla base della sua somiglianza con quello del federiciano Castel del Monte. Tuttavia il portale di Santa Maria di Fossanova ha riferimenti anche a modelli cistercensi (in particolare Bonmont). Inoltre la decorazione plastica del portale ha fatto pensare all'intervento di maestranze campane. I capitelli delle imposte, in particolare, possono essere confrontati con un capitello di San Giovanni in Toro a Ravello del 1220 circa. Un'altra questione dibattuta è la presenza del portico, le cui tracce sono evidenti sulla facciata. È possibile che sia stato costruito, costituendo un modello per quello della vicina cattedrale di Priverno, e che poi sia crollato, oppure che per ragioni economiche sia stato solo impostato, ma mai realizzato.
Secondo il piano della città ideale monastica elaborato da Bernardo di Chiaravalle in base a principi di rigorosa essenzialità e logica fruibilità degli spazi, gli edifici monastici si collocano sul lato meridionale dell'abbaziale, organicamente distribuiti attorno al chiostro, costruiti come assemblaggi di unità-campate quadrate, ciascuno previsto per una specifica esigenza. Tutto attorno al nucleo monastico si dislocavano i locali di prima accoglienza per i pellegrini e per i poveri, quali la foresteria e l'ospizio, insieme alle strutture di produzione legate all'attività lavorativa, come la grangia e il mulino.
Il chiostro venne probabilmente costruito nel penultimo decennio del XII secolo ad opera di maestranze romane, come dimostrano le murature e i capitelli dei lati nord, est ed ovest, mentre le evidenti disparità stilistiche del lato sud indicano un completamento successivo, attuato presumibilmente tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo.
Il lato settentrionale del chiostro addossato alla chiesa era detto della collatio (in latino “raccolta”), perché destinato alla riunione serale dei fratelli, che qui ascoltavano la lettura dei testi sacri prescritti dalla
Regola di San Benedetto, seduti sul lungo bancale addossato alla parete.
Sul lato orientale si dislocava l'ala destinata ai monaci: a pianterreno si trovavano la sacrestia affiancata dall'armarium, ovvero il deposito dei libri liturgici, seguita dalla sala capitolare, sede delle riunioni della comunità monastica, le cui volte a crociera costolonata risalgono alla prima metà del XIII secolo, il passaggio ai campi e infine l’auditorio del priore, luogo in cui quest’ultimo poteva comunicare con i confratelli assegnando loro i lavori quotidiani. Al piano superiore era l'ampio dormitorio comune, corredato da un efficiente sistema igienico di latrine, connesse a quelle della retrostante infermeria dei monaci con attigua cappella. Accanto a questa erano gli scriptoria, vera e propria officina culturale del monastero.
Sul lato meridionale, si concentravano le strutture volte a soddisfare le necessità materiali: al calefactorium, piccolo ambiente dove ci si poteva scaldare al fuoco di un camino sempre acceso, si addossava il refettorio, scandito da archi-diaframma a sostegno del tetto (tipo di copertura ricorrente in tutti gli edifici destinati alle attività pratiche). A questo spazio si accedeva dopo aver svolto le opportune abluzioni nel lavabo del chiostro.
Durante il pasto il monaco lettore recitava i testi sacri dalla loggetta, aggiunta alla metà del XIII secolo, mentre le pietanze venivano introdotte tramite un passavivande dalla cucina a fianco, che riforniva pure il vicino refettorio dei conversi, i fratelli laici, tramite un secondo passavivande. Gli spazi destinati a questi ultimi si condensavano sull'ala occidentale del chiostro: ai magazzini e al refettorio si sovrapponeva il dormitoro, dotato delle appropriate strutture igieniche, mentre l'infermeria ad essi deputata, collocata più a sud, si discostava leggermente dal complesso.
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Autori
Maria Sole Cardulli
Giovanni Gasbarri
Elisabetta Scungio