ABBAZIA DI FOSSANOVA - Il chiostro
Il chiostro
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Immagini
1) Chiostro, ala meridionale, particolare (foto R. Cerone) | 2) Chiostro, ala meridionale, particolare (foto R. Cerone) | 3) Chiostro, ala meridionale |
4) Chiostro |
Descrizione
Fulcro dell’abbazia, il chiostro costituisce il punto di snodo tra la chiesa e gli ambienti di servizio disposti lungo i lati. In questo spazio si svolgevano attività spirituali e materiali, dalla meditazione al reciproco servizio della tonsura. Percorrendo le quattro gallerie il monaco si immergeva in un viaggio di conversione che lo conduceva dal disprezzo di sé e del mondo, all’amore per il prossimo e verso Dio. In ambito cistercense, inoltre, consentiva una pratica separazione tra l’ala dei monaci e il settore dei conversi.
Il chiostro di Fossanova presenta un impianto quadrangolare irregolare dovuto in parte alla sovrapposizione al peristilio di una villa di età tardo repubblicana (II-I a.C.), in parte al rifacimento del lato meridionale tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo.
Il lato nord è adiacente al corpo della chiesa, cui si accede tramite due porte distinte, riservate ai monaci e ai conversi. Ad ovest si dispongono al piano inferiore la sacrestia, l’armarium (libreria), la sala capitolare, il passaggio ai campi e l’auditorio del Priore; al piano superiore si trova il dormitorio dei monaci con accesso diretto dal chiostro. Sul lato opposto erano situati gli ambienti dei conversi, il cellarium o dispensarium al piano terra e il dormitorio al livello superiore. A metà del corridoio claustrale sorge la torre idraulica, che, con un sistema di condutture a pressione, convogliava le acque piovane agli edifici di servizio, facendo defluire al tempo stesso le acque reflue. La galleria meridionale conduceva infine al calefattorio, alle sale comuni di monaci e novizi, al refettorio dei religiosi, alla cucina e al refettorio dei conversi, serviti dal lavabo situato nel giardino.
Le gallerie nord–est–ovest testimoniano la prima formulazione del chiostro cistercense. Le arcate a tutto sesto si impostano su colonnine doppie, coronate da capitelli a stampella semicircolari e a piramide rovesciata. La geometria essenziale delle forme rispecchia la fedeltà al rigore raccomandato da Bernardo di Clairvaux, a quella ratio che, bandendo ogni figurazione curiosa, favoriva la meditazione e la preghiera. La committenza cistercense è confermata dalla più tarda replica delle forme claustrali nella canonica di S. Pietro de Tozulo ad Amalfi, divenuta figlia di Fossanova nel 1214.
La tecnica costruttiva di questi tre lati suggerisce una datazione alla fine del XII secolo. La muratura con stilatura a falsa cortina presenta laterizi dagli spigoli spezzati e affumicati in superficie, recuperati dalle gallerie delle terme situate di fronte alla facciata (II d.C.). Il termine di confronto più vicino per il chiostro di Fossanova va individuato nel chiostro di S. Lorenzo fuori le mura a Roma, realizzato sotto papa Clemente III (1187-1191) utilizzando materiale di spoglio. I legami tra il pontefice e l’abate, Giordano da Ceccano, spiegherebbero il coinvolgimento di maestranze romane nel cantiere-scuola di Fossanova. L’abate infatti nel 1187 custodì le rocche di Castro e Lariano per il neo-eletto Clemente III, il quale, per sdebitarsi, potrebbe aver contribuito alla costruzione del chiostro inviando maestranze specializzate. Un’altra ipotesi riferisce invece i tre lati più antichi del chiostro di Fossanova al precedente insediamento benedettino.
Questo primo chiostro era coperto a tetto, sostituito dalle volte a botte in un’epoca imprecisata. Lo rivelano i mensoloni di pietra murati nella parete esterna della chiesa abbaziale, in corrispondenza della galleria nord. I sostegni presentano infatti uno scasso per l’alloggiamento delle travi in legno. Alla fine del Duecento la copertura subì una trasformazione tra il IV e il V contrafforte. Fu necessario infatti sopraelevare la trave di appoggio per fare posto all’affresco ancora oggi conservato, raffigurante l’Albero di Jesse (la stirpe davidica di Maria e Gesù. Una grande mandorla centrale ospita la Madonna in trono con il Bambino. Da essa si generano racemi tra le cui volute finali si trovano Angeli con cartigli, mentre in basso sono dipinte quattro figure di Profeti. L’esecuzione dell’affresco si lega forse all’indulgenza di un anno e quaranta giorni concessa nel 1290 da Nicola IV (1288-1292) ai pellegrini che avessero visitato l’abbazia nelle festività della Vergine, di S. Stefano, del Venerdì Santo e nell’anniversario di dedicazione della chiesa di Fossanova. Tale datazione corrisponde al linguaggio formale del dipinto, ricondotto alla cultura artistica del tardo Duecento romano e forse parte di un piano di abbellimento più ambizioso, di cui fu realizzata solo la galleria meridionale del chiostro.
La galleria meridionale del chiostro fu ricostruita tra la seconda metà del XIII e l’inizio del XIV secolo secondo uno stile ormai lontano dal rigore cistercense. Divisa in sette campate di dimensioni differenti, scandite da archi diaframma, la galleria è coperta con volte a crociera lisce, con costoloni appena accennati. Le arcate ricadono su colonnine pensili a sud e su alte colonne circolari e ottagonali a nord. La posizione decentrata del refettorio e del lavabo determinò la scansione del corridoio in due trifore ad est e due quadrifore ad ovest. Al di sopra del muretto-davanzale corrono colonnine binate su cui si impostano archi ogivali a lancetta. La modanatura soprastante è corredata da teste-mensola in forma umana e animale e termina ai lati su peducci piramidali a goccia. Al centro delle lunette si aprono oculi dal profilo ottagonale, cruciforme e circolare, simili a quelli della sala capitolare dell’abbazia di Casamari.
All’esterno gli archi presentano una modanatura a ‘punta di freccia’ replicata più tardi nel padiglione del lavabo. Le trifore della metà orientale, dai fusti tortili e lisci, presentano capitelli a crochets (a uncino) che spaziano dal motivo ‘a gambo di sedano’, alla palma e all’acanto spinoso. Le basi sono decorate con eleganti trine floreali e motivi angolari (griffes) sempre diversi.
Molto più elaborate le due quadrifore ad ovest, con colonne e capitelli lavorati in maniera spettacolare. Si vedano la colonnina incisa ‘a punta di diamante’ e quella con fiori applicati. Subito accanto la colonnina a lacunari ottagonali conserva ancora oggi le tracce dell’originaria decorazione musiva. Le basi e i capitelli a fiori di narciso e a foglie d’acanto mosse dal vento rivelano l’influenza del gotico avanzato. Spicca in particolare la coppia di colonne con il capitello a teste fiorite. La base quadrangolare reca incise sui lati una trifora e una bifora sormontate da un rosone. I tori delle due colonnine sono scolpiti con elementi floreali e teste feline.
All’inizio del Novecento erano ancora visibili gli inserti musivi e la rifinitura dipinta in rilievo (forse in stucco) sui fusti delle colonne.
La decorazione estrosa di questo lato del chiostro e le affinità con il pulpito della chiesa di S. Maria ad Amaseno – opera degli scultori Gullimari di Priverno del 1291 – testimoniano il coinvolgimento di maestranze locali nel cantiere-scuola cistercense di fine secolo.
Bibliografia
Autori
Elisa Parziale