ABBAZIA DI FOSSANOVA - La chiesa abbaziale
La chiesa abbaziale
Sottoschede
Immagini
1) Facciata | 2) Facciata, portale | 3) Facciata, portale, particolare del lato destro |
4) Facciata, rosone | 5) Interno |
Descrizione
LA FACCIATA
La facciata della chiesa abbaziale rivela nella sua complessità le trasformazioni vissute dall’edificio nel corso del tempo. È eseguita in blocchi sagomati di calcare bianco ed è ripartita in tre ordini principali, scanditi dalla cornice borgognona presente anche all’interno. I due contrafforti laterali a cappuccio contrastano la spinta delle volte a crociera della navata centrale. Il terzo contrafforte sulla destra, parallelo alla facciata, è scandito da strette feritoie che ne denunciano la funzione di torre scalare.
Il timpano è coronato da una cornice a beccatelli ed è occupato da un oculo ottagonale. Nel piano intermedio si apre il grande rosone, allineato in basso e sormontato da un frammento scultoreo. Si tratta di un pezzo della rosa centrale scolpito in più e riutilizzato in questo modo. Dal cuore del rosone si diramano ventiquattro colonnine binate a fusto liscio, coronate da capitelli a crochets (a uncino) sui quali si impostano archi intrecciati. La cornice esterna è decorata da fiori a più petali. Il rosone, con le sue dimensioni imponenti, si sovrappone a un grande arco murato nella parete e spezza la sottostante cornice marcapiano, inserendosi a forza nello spazio della facciata. Esso sostituì probabilmente un’apertura precedente, di dimensioni inferiori, forse simile al rosone del coro.
L’ordine inferiore ospita l’ingresso principale e mostra le trasformazioni avvenute nel primo ventennio del Duecento. In tale periodo fu avviato un progetto di abbellimento che coinvolse la sala capitolare, il refettorio e la facciata con il rosone e il portale. Quest’ultimo si inserisce a fatica nello spazio disegnato sulla parete da un grande arco ogivale, campata centrale del portico originariamente previsto. Gli attacchi delle volte nelle due campate laterali e la base di un pilastro a sinistra della scalinata rivelano come la costruzione del portico fosse giunta a uno stadio avanzato quando furono interrotti i lavori. Il risultato finale doveva essere simile al portico dell’abbazia cistercense di Casamari e del St. Philibert a Digione. Le due monofore ai lati della campata centrale (oggi murate) dovevano consentire l’accesso al sottotetto del portico.Il portale dal profilo a timpano e dalla profonda strombatura è stato eseguito perciò in un secondo momento, utilizzando materiale di due diverse tonalità, disposto a formare fasce bicrome in corrispondenza degli stipiti e degli archivolti ogivali. Questi ultimi poggiano su piedritti e colonnine sormontate da congés (dado di raccordo con gli archi), di cui i più esterni fogliati. La somiglianza dei capitelli con quelli della chiesa di S. Giovanni in Toro a Ravello ha suggerito la loro esecuzione da parte di maestranze campane. Sulle mensole e tra le volute del fogliame si possono individuare serpenti, gechi e pappagalli.La lunetta del portale, alterata da restauri del primo Novecento, presenta una decorazione musiva cosmatesca a dischi e losanghe documentata dal Seicento. Al di sopra colonnine e archi intrecciati richiamano il disegno del rosone. Alla fine del XIX secolo mancavano il disco centrale con la croce su fondo dorato e la stretta fascia musiva sopra le mensole. Nulla esclude che qui si trovassero i versi con il nome del fondatore e l’anno di fondazione, andati persi con il distacco delle tessere musive. Secondo una tradizione settecentesca mai accertata vi si trovava infatti la seguente iscrizione: «Fridericus I imperator semper augustus hoc opus fieri fecit» («Federico I imperatore, sempre augusto, fece realizzare quest’opera»), che ha fatto a lungo pensare a una committenza del portale da parte di Federico Barbarossa o di Federico II di Svevia. Di certo il portale fu realizzato da maestranze laziali e campane attive nel cantiere-scuola di Fossanova nella prima metà del Duecento.L’impostazione generale rimanda al portale dell’abbazia cistercense di Bonmont in Svizzera (1131-1164), la lunetta richiama il portale del duomo di Civita Castellana, opera dei maestri Cosmati del 1210, mentre il profilo timpanato ha suggerito un immediato confronto con il portale federiciano di Castel del Monte, del 1240 circa.
L'INTERNO
I precetti cistercensi sull’architettura religiosa, improntata alla severità delle forme e alla mancanza assoluta di raffigurazioni umane e animali, sono subito evidenti osservando l’apparato costruttivo della chiesa. Le maestranze di Fossanova reintrepretarono in maniera abbastanza fedele alla tradizione bernardina il modello rappresentato dalla chiesa abbaziale di Pontigny in Francia (metà XII secolo) che costituì un punto di riferimento essenziale per la fondazione di nuove abbazie cistercensi nel periodo successivo alla morte di san Bernardo nel 1153 (più vicina a Pontigny è l’abbaziale di Casamari, poco più tarda di Fossanova). L’interno, quasi totalmente privo di decorazioni, è illuminato dalle finestre della navata e da quelle absidali. Nel presbiterio la luce penetra attraverso il rosone, iscritto in un arco a tutto sesto sorretto da due colonne con capitelli fitomorfi e da tre finestre a profilo archiacuto poste nella zona inferiore. Al di sopra del rosone campeggia la croce dipinta a tre bracci orizzontali, emergente dalla decorazione a falsa cortina che imitava una superficie muraria a blocchi mediante l’uso del mezzo pittorico. La croce rappresenta la riconoscenza mostrata dai Cistercensi nei confronti di papa Innocenzo III (1198-1216), al quale spettò la consacrazione dell’abbazia: essa era, insieme alle immagini del Salvatore, l’unica rappresentazione iconografica ammessa dagli statuti dell’Ordine. Nella parete sinistra del presbiterio vi sono resti di affreschi (San Tommaso con l’ostensorio), ascrivibili a un maestro attivo a Priverno nel XV secolo, mentre nella cappella a sinistra dell’abside si conservano affreschi d’epoca moderna (XVIII secolo). Nel lato settentrionale del transetto si apre la porta dei morti, che conduceva al cimitero dei monaci, situato subito all’esterno dell’edificio sacro. Al di sopra della porta si trova un affresco (inizi XV secolo) incorniciato da una campitura rettangolare dipinta di rosso, entro la quale è raffigurato il celebre episodio dell’Incontro dei Tre Vivi e dei Tre Morti, legato, durante il medioevo, all’iconografia della morte. La vicenda narra che tre giovani cavalieri nel corso di una cavalcata incontrarono tre morti ‘viventi’, che li ammonirono dicendo: «Ciò che voi siete, noi siamo stati; ciò che noi siamo, voi sarete». I tre uomini sono raffigurati a sinistra, mentre a destra due scheletri in piedi accompagnano un terzo scheletro sdraiato. Al di sotto del dipinto sono ancora visibili i resti dell’originaria decorazione a falsa cortina, simile a quella già osservata sulla parete di fondo dell’abside e rintracciabile anche sulle volte. Gli intonaci dipinti erano diffusi in molte abbazie cistercensi francesi e inglesi, dove si conservano anche numerose varianti tipologiche (Haute-Rive, Poblet, Cadouin, Royaumont, Fountains). La navata centrale è scandita dalle volte nervate tra arconi trasversi che poggiano su peducci pensili e dai pilatri polistili cruciformi; in alto è illuminata da una serie di alte monofore con davanzale a bocca di lupo e terminazione superiore a tutto sesto, sotto cui sono presenti altre aperture semicircolari che davano aria e luce al sottotetto delle navatelle. Lo spazio della navata centrale era rigorosamente suddiviso in due settori (coro dei monaci e coro dei conversi), per mezzo di pannelli lignei, andati perduti. Subito dopo l’ingresso si trovava il coro riservato ai conversi, che potevano entrare in chiesa solo da una porta ricavata appositamente nello spazio a ovest del chiostro. Più avanti, verso l’abside, si apriva invece il coro dei monaci, collegato al chiostro tramite una porta e al dormitorio tramite una scala, tuttora presente nel transetto destro. Tra le due ali dei monaci e dei conversi era collocato il pulpito, da cui venivano recitate le preghiere.
Bibliografia
Autori
Elisa Parziale (La facciata)
Maria Rosaria Rinaldi (L'interno)