SERMONETA - Abbazia di Valvisciolo - Il chiostro dell'abbazia

Il chiostro dell'abbazia

Coordinate GPS: 41.567944,12.981259

Immagini


1) Particolare della galleria.

2) Particolare della galleria (da Archivio Caetani).

3) Capitelli.

4) Capitello.

5) Capitelli.

6) Lato nord (da Cristino 1999).

7) Lato ovest (da Cristino 1999).

Descrizione

Annessi al complesso monastico di Valvisciolo sorgono vari ambienti di grande interesse storico-artistico, la cui organizzazione e dislocazione è legata sia a una specifica funzionalità liturgica che a una sfera più pratica di vita quotidiana.

Particolarmente significativo in questo senso risulta essere il chiostro: ubicato a sud-est rispetto alla chiesa, esso è costituito da un quadrato esterno comprendente le gallerie perimetrali, che delimitano un’area interna di minori dimensioni. Le proporzioni dei due quadrati sono regolate da precise relazioni matematiche dettate dalla concezione spirituale dell’ordine (Cristino 1999, pp. 224-225; Cristino 1993, pp. 150-151).
Su una delle gallerie, in contiguità con la chiesa, si apre la porta dei coristi che permette un rapido collegamento chiesa-monastero, mentre in altre due gallerie sono presenti collegamenti ad ambienti quali il refettorio e il capitolo. L’ultima galleria, oltre al passaggio verso l’esterno, presenta un ulteriore ingresso realizzato alla metà dell’Ottocento per volontà di Pio IX (1846-1878), che consente l’immissione alla zona riservata ai conversi, la cui porta, non originale, presenta stipiti squadrati e architrave sorretto da mensole con motivi antropomorfi.

L’eleganza compositiva del chiostro è messa in risalto dalle centododici colonnine binate in travertino impostate sul basamento in muratura e coronate da archetti [Figg. 1-2]. La copertura, in origine con tetto spiovente (Perrotti 1961, pp. 82-83), già nel corso del XIII secolo venne sostituita da volte a crociera liscia. Per quanto riguarda la decorazione plastica e l’arredo scultoreo dello stesso chiostro, una considerevole parte di essi fu sostituita nel corso dei vari interventi di restauro eseguiti nel 1863-1864 e nel 1956-1957, che portarono a rilevanti modifiche dell’assetto originario. Tuttavia i capitelli della sala capitolare e alcuni di quelli che sostengono gli archetti dei lati nord e sud, pur con ogni probabilità non autentici, mantengono una loro valenza documentaria in quanto si rifanno al motivo decorativo originario.

Le colonne munite di basi appiattite con toro schiacciato e foglie angolari di protezione, riscontrabili anche a S. Maria di Arabona e Fossanova, ad esempio, presentano capitelli che richiamano motivi francesi, che, secondo Enlart (Enlart 1894, p. 82) e Raymondi (Raymondi 1905), erano in uso nella seconda metà del XII secolo, periodo in cui i cistercensi giunsero a Marmosolio. Capitelli simili si riscontrano anche a Casamari, S. Maria di Ferentino e nella cattedrale di Priverno. Riguardo ai capitelli del chiostro va notato il loro caratteristico ripetersi in modo seriale basato su un’unica tipologia, con commistione di elementi classici, quali le volute del capitello di tipo ionico, ed elementi gotico-cistercensi quali le così dette foglie d’acqua, ovvero quattro foglie lisce situate in corrispondenza degli angoli e da questi nettamente divergenti [Figg. 3-5]. Questa tipologia di capitello, seppur riscontrabile anche in contesti differenti, è tuttavia da ritenersi legata all’ambito cistercense del Lazio, in cui i riferimenti alla tradizione classica, riletti in chiave geometrizzante, appaiono particolarmente frequenti. Il tema della foglia liscia, o foglia d’acqua, presente a Valvisciolo come in altri siti di pertinenza cistercense, si ritrova spesso secondo varianti a volte appena percettibili; valgano gli esempi di Fossanova, S. Maria Maggiore e S. Pancrazio di Ferentino (Ghisalberti 1993, p. 378).

A testimonianza di una fase di passaggio tra due tipologie che dovrebbero essere distinte, ovvero quella a foglia liscia e quella borgognona a doppio ordine con foglie terminanti a crochets, si riscontra a Valvisciolo una variante del capitello a foglie lisce che presenta da un lato la foglia lanceolata e dall’altro due ordini di crochets sovrapposti e tra di loro sfalsati. A Valvisciolo si assiste inoltre al moltiplicarsi degli elementi decorativi che compongono il capitello: in alcuni esemplari il caulicolo appare tondeggiante, in altri alla sferula si sostituisce una palmetta trifida, o ancora il crochet presenta un’accentuata arricciolatura. Altri capitelli ancora si differenziano per un tipo di lavorazione in cui l’impiego del traforo è predominante, creando un accentuato effetto bidimensionale. La stessa tipologia di lavorazione, consistente nella riduzione del modello classico corinzio a foglie di acanto e a palmetta, ha contraddistinto la plastica di Fossanova e Casamari. Un ulteriore dato che contribuisce a rinforzare i legami tra il complesso monastico di Valvisciolo e l’ordine cistercense riguarda la presenza di alcuni elementi plastici come rosette, gigli o pigne che si presentano lungo le maglie della decorazione architettonica in maniera piuttosto sporadica. È in ambito cistercense infatti che si era sviluppato un particolare gusto per l’inserimento di elementi iconici apparentemente slegati dal contesto, ma in realtà intimamente connessi alla vita quotidiana svolta all’interno dell’abbazia. Tali inserti presenti a Valvisciolo si distinguono per un forte plasticismo e un marcato accento naturalistico che fa loro assumere maggiore risalto rispetto alla geometrizzazione delle forme scultoree circostanti.

Di particolare interesse è nel chiostro la presenza di due frammenti altomedievali [Figg. 6-7] segnalati da Beranger (Beranger 1999, pp. 363-370). Il primo, realizzato in marmo bianco e da riferirsi probabilmente a un pluteo, si trova inserito nello spazio di risulta esistente nel peduccio tra il settimo e l’ottavo arco sul lato settentrionale del chiostro. Esso è ascrivibile a un periodo compreso tra la fine dell’VIII e l’inizio del IX secolo d.C. Il secondo frammento, forse riferibile a un pilastrino, si trova murato al di sopra della cornice aggettante che circonda il chiostro e precisamente nel punto in cui il muro del lato settentrionale incontra la parete occidentale. I due frammenti rappresentano alcuni dei pochi elementi superstiti di un probabile edificio preesistente all’arrivo dei cistercensi (1165-1168). 

L’analisi delle peculiarità del repertorio decorativo del chiostro dell’abbazia di Valvisciolo conferma la matrice cistercense del complesso abbaziale, che ebbe come probabile fonte di ispirazione proprio il sito di Fossanova. Presumibilmente, entro la metà del Duecento, nel chiostro di Valvisciolo fu attivo un cantiere le cui maestranze, pur avendo ricevuto una formazione in ambito cistercense e avendo dunque una piena padronanza del repertorio decorativo borgognone legato alle origini dell’ordine, si dimostrarono sempre sensibili nel mantenere in vita il gusto architettonico più propriamente locale. 

Bibliografia

Beranger E.M.,  Due frammenti altomedievali nel chiostro dell’Abbazia di Valvisciolo, in Il monachesimo cistercense nella Marittima medievale. Storia e arte, «Atti del Convegno, Fossanova-Valvisciolo, 24-25 settembre 1999», a cura di R. Castaldi, Casamari 2002, pp. 363-370.

Cristino G., Rispoli P., L’abbazia di Valvisciolo nel quadro dell’architettura cistercense del basso Lazio, «Rivista Cistercense», X (1993), pp. 129-164.

De Sanctis M.L., Una fondazione cistercense nel territorio di Sermoneta: l’abbazia dei Santi Pietro e Stefano di Valvisciolo, in Sermoneta e i Caetani. Dinamiche politiche, sociali e culturali di un territorio tra medioevo ed età moderna, «Atti del Convegno della Fondazione Camillo Caetani, Roma-Sermoneta, 16-19 giugno 1993», a cura di L. Fiorani, Roma, 1999, pp. 435-472.

D’Onofrio C., Pietrangeli C., Le abbazie del Lazio, Roma 1969.

Enlart C., Origines françaises de l’architecture gothique en Italie, Paris 1894.

Ghisalberti C., La decorazione architettonica a Valvisciolo. I cantieri cistercensi e i loro riflessi sul territorio, in Sermoneta e i Caetani. Dinamiche politiche, sociali e culturali di un territorio tra medioevo ed età moderna, «Atti del Convegno della Fondazione Camillo Caetani, Roma-Sermoneta, 16-19 giugno 1993», a cura di L. Fiorani, Roma 1999, pp. 373-386.

Perrotti R., Restauri nel Lazio meridionale. Il restauro del chiostro di Valvisciolo, «Palladio», II (1961), pp. 74-85.

Raymondi M., La badia di Valvisciolo: notizie e ricerche, Velletri 1905.

Autori

Angelica Gimbo