PRIVERNO - Chiesa di San Giovanni Evangelista - Monumento la "Crocetta"

Monumento la "Crocetta"

Immagini


1) Monumento la 'Crocetta' (foto Autore).

2) Monumento la 'Crocetta', particolare colonnina vitinea (foto Autore).

3) Monumento la 'Crocetta', particolare colonnina a spina di pesce, (foto Autore).

4) Monumento la 'Crocetta', particolare pilastrini ottagonali, (foto Autore).

5) Monumento la 'Crocetta', particolare leone stiloforo lato chiesa, (foto Autore).

6) Monumento la 'Crocetta', particolare leone stiloforo lato piazza, (foto Autore).

7) Monumento la 'Crocetta', particolare cavallo stiloforo, (foto Autore).

8) Monumento la 'Crocetta', particolare leonessa stiloforo, (foto Autore).

9) Monumento la 'Crocetta', particolare capitello/base colonna, (foto Autore).

10) Monumento la 'Crocetta', particolare capitello apice colonna, (foto Autore).

Descrizione

Il monumento denominato 'La Crocetta'

Collocato sul piazzale antistante la chiesa di S. Giovanni Evangelista, il monumento risulta essere un pastiche realizzato in epoca imprecisata con frammenti di epoca medievale e documentato a partire dal 1818 (Inventario Rossi, cfr. E. Angelini, 1973, p. 119).

Il monumento è costituito da un’ alta base a pianta quadrangolare in pietra calcarea, decorata ai quattro angoli da altrettante colonnine di diversa fattura e parzialmente incassate nella pietra [1]. La base termina in alto con un cornicione decorato a motivi vegetali a rilievo. Sopra di essa stanno quattro animali stilofori (si distinguono ancora la base delle colonne e parte del fusto) che sostengono una piattaforma in pietra dal profilo mistilineo. Due colonne, sovrapposte a formare un unico fusto, svettano dalla piattaforma e sono sormontate all’apice da un capitello che sorregge un globo nel quale è inserita una croce di ferro (da qui il nome 'crocetta').

Già Camille Enlart aveva riconosciuto  l’influsso cistercense nei resti che compongono quello che lo studioso definì un calvaire monumental (C. Enlart, 1894, p. 153).

Nelle schede storiche redatte per conto della Regia Sovrintendenza di Roma nel 1928, lo 'pseudo monumento' viene riconosciuto come un assemblaggio di pezzi provenienti dalla chiesa di San Giovanni, databili al XIII-XIV secolo (R. Papini, 1928, n. 46).

Il monumento è stato citato più volte negli studi dello storico Edmondo Angelini dedicati alla scultura privernate (E. Angelini, 1968, pp. 10-11). Egli in particolare, accogliendo l’osservazione dell’Enlart,  ipotizza che i pezzi che compongono il monumento provengano da un ambone una volta presente all’interno della chiesa di S. Giovanni Evangelista, ipotizzandone una ricostruzione. Da Enlart  Angelini prende le distanze per quel che riguarda la datazione dei pezzi, nei quali non riconosce l’influsso cistercense rilevato dallo storico francese, ma piuttosto li colloca in una fase romanica da egli stesso riscontrata all’interno dell’edificio chiesastico (s.v. la scheda su S. Giovanni Evangelista).

Purtroppo nessun documento può avvalorare questa ipotesi. Nell’archivio, assai scarno, della chiesa di S. Giovanni Evangelista, non si trova traccia dell’ambone. In una visita apostolica del 1580 si fa solo genericamente riferimento ad un pulpito e neanche il Valle ne fa parola nella sua storia della città (M. Gianandrea 2006, p. 191).

Non resta che analizzare singolarmente i pezzi che costituiscono il monumento e procedere con un’analisi stilistica.

Le colonnine

Colonnina vitinea

La più lavorata delle quattro colonnine, presenta un tralcio vitineo dall’andamento ritmico che vede l’alternarsi di intrecci e foglie con grappoli d’uva che pendono ai lati [2]. Il tipo di decorazione, molto diffuso in ambito privernate e non solo, la rende accostabile ad altre decorazioni scultoree presenti nella città.

Ci si riferisce in particolare all’architrave del portale della chiesa di S. Antonio Abate, opera che reca la firma di Toballo de Ianni e la data, 1336. Anche all’interno della chiesa la cornice del  pulpito presenta una decorazione analoga, attribuibile allo stesso ambito culturale. Rientra in questo tipo di decorazione anche l’architrave della chiesa dell’Annunziata di Terracina, opera dello scultore Andrea da Priverno, firmata ma non datata, per la quale si ipotizza la realizzazione intorno al terzo o quarto decennio del Trecento (E. Bassan, 1991, p. 620). Il motivo a decorazione vegetale compare anche in un frammento conservato nella chiesa di San Benedetto e che si crede un tempo facesse parte del pulpito. Anche il portico del duomo della stessa Priverno presenta nell’archivolto centrale una decorazione a tralcio vitineo, dove la qualità del rilievo è indubbiamente superiore.

La base della colonna presenta una decorazione a foglie disposte verticalmente mentre il capitello è a crochet con due ordini di foglie dalla venatura marcata. Il crochet ha terminazione a sferula compatibilmente con il tipo presente in alcune colonne del chiostro dell’abbazia di Valvisciolo ed altre presenti nelle chiese di Priverno.

Colonnina con fusto a 'spina di pesce'

La colonnina presenta una decorazione a spina di pesce [3]. La base è costituita, come quella vitinea, da foglie di rozza fattura. Non ci sono elementi di raccordo tra la base ed il fusto il che fa ipotizzare che possa trattarsi di un assemblaggio, come per la colonnina vitinea. Il fusto appare dunque regolarmente scandito da 'scaglie' dalla forte plasticità. Il capitello, mal conservato, si presenta costituito da due ordini di foglie piatte scarsamente rilevate e decorate. Il confronto più stringente dal punto di vista stilistico si ritrova nel chiostro di Fossanova ed in particolare in una delle colonnine della lanterna del lavabo che si affaccia sul braccio meridionale del chiostro, di fronte al refettorio.

Pilastrini 'ottagonali'

I due pilastrini [4], con fusto a sezione ottagonale, sono stati adattati all’altezza della base del monumento e pertanto privati del capitello, presumibilmente identico all’elemento a sezione quadrangolare che funge da base, in coerenza con gli altri pilastrini di medesima fattura che si trovano inseriti in almeno due bifore del centro abitato di Priverno (s.v. ad esempio quella dell’abitazione in via Leone Leo, 40 e quella della casa sopra la Porta Romana). Un pilastrino del tutto simile a quelli sopra citati è conservato nel Museo Medievale di Fossanova (ignota la provenienza) mentre un altro, suddiviso a metà, è conservato nella chiesa di S. Giovanni Evangelista ed inserito nell’altare maggiore.

Animali stilofori

Sulla base in pietra, disposti a raggiera, poggiano i quattro animali stilofori in pietra: due leoni, una leonessa ed un cavallo [5-8]. Le schede di catalogo, citano erroneamente due cavalli, ma dalle caratteristiche morfologiche appare evidente che si tratta di una leonessa, seppur acefala (R. Papini 1928; P. Cannata 1971a) .

Le sculture conservano il ricordo della loro funzione originaria e sul loro dorso è possibile riscontrare la presenza della base di una colonna con l’attacco al relativo fusto.

I quattro animali, deturpati dagli agenti atmosferici e almeno in due casi (il cavallo e la leonessa) acefali, versano in delicate condizioni di conservazione. Tuttavia è possibile apprezzarne la monumentalità. I due leoni infatti presentano una criniera trattata volumetricamente che rende le due sculture difficili da collocare stilisticamente e cronologicamente. A seguito di un attento confronto con gli altri leoni presenti nella città di Priverno, si rileva una diversità di trattamento proprio nella criniera ma anche nella resa del muso. La folta criniera è formata da riccioli dall’andamento ondulato che coprono tutto il petto e ricadono morbidamente sin quasi sulle zampe. I leoni stilofori del portico del duomo, come pure quelli incassati in alcune facciate di abitazioni nel centro storico della città, oltre ad essere accovacciati, sono accomunati da una forte geometrizzazione della criniera e del muso dell’animale. Poco evidenti, nei leoni della ‘Crocetta’, sono le sporgenze del costato, marcatamente tracciate in tutti gli animali stilofori del portico.

Piattaforma

Senz’altro l’elemento più anomalo del monumento. Difficilmente interpretabile come parte di un ambone, ad un’attenta osservazione ci si rende conto che non si tratta di un unico elemento bensì di quattro, saldati insieme a formare una curiosa base sorretta dagli animali stilofori. 'Smontando' i singoli elementi si nota che essi combaciano tra di loro formando quello che appare il profilo trilobo di una finestra. Essendo quattro i pezzi, potrebbe trattarsi di due finestre. Un’altra conferma dell’estraneità di questi pezzi rispetto agli altri che compongono la crocetta sta nell’osservazione della decorazione a rilievo che presenta delle rose e vari altri elementi vegetali che non trovano riscontro con i tipici temi privernati. Le rose in particolare sono state messe a confronto con il vasto repertorio floreale del chiostro dell’abbazia di Valvisciolo e non si riscontrano affinità stilistiche. Si ipotizza l’appartenenza ad un secolo posteriore.

Colonna 'doppia'

Formata da due colonne sovrapposte, di cui quella alla base capovolta. I due capitelli sono del tipo a crochet con sferula, abbastanza simili fra loro. Quello che funge da base presenta tre file di foglie: nel primo ordine troviamo foglie di palma del tutto aderenti al calato, il secondo ordine di foglie termina con crochet a sferula, la foglia presenta fitte venature ed è caratterizzata da un intaglio sottile e calligrafico [9]. Il terzo ordine di foglie presenta le stesse caratteristiche del secondo. L’attacco dal fusto al capitello è sottolineato da un una sorta di 'coroncina' di petali stilizzati e appuntiti, molto sporgenti. Il capitello in alto si differenzia per il diverso trattamento delle foglie che formano il crochet e per la struttura a campana rovesciata che emerge in alto tra i petali, evidenziata da una coroncina di petali. In questa colonna il passaggio tra fusto e capitello è sottolineato da una dentellatura sporgente [10]. È evidente come capitelli simili riflettano direttamente l’influsso della cultura cistercense sviluppatasi nel cantiere di Fossanova.

 

Bibliografia

Angelini E., La decorazione scultorea nei monumenti privernati, «Economia Pontina»,  settembre 1968, pp. 3-15.

Angelini E., Studi Privernati, Priverno 1973.

Bassan E., s.v. Andrea da Piperno, in Enciclopedia dell’Arte Medievale, I, Roma 1991, pp. 620-621.

Cannata P., SBAS RM 12/00102887, Roma 1971a.

Enlart C., Origines françaises de l'architecture gothique en Italie, Paris 1894.

Gianandrea M., La scena del sacro. L’arredo liturgico nel basso Lazio tra XI e XVI secolo, Roma 2006.

Papini R., ASC 46, Roma 1928.

Autori

Ilaria Proia