PRIVERNO - Chiesa di San Giovanni Evangelista
Chiesa di San Giovanni Evangelista
Coordinate GPS: 41.472236,13.181727
Sottoschede
- Gli affreschi - ciclo di santa Caterina
- Gli affreschi - ciclo di san Nicola
- Monumento la "Crocetta"
- L'altare
Immagini
Descrizione
Sulle origini della chiesa di S. Giovanni Evangelista di Priverno permangono ancora oggi numerosi dubbi. Tradizionalmente ritenuta, insieme alla chiesa di S. Benedetto, tra i più antichi edifici di culto della nuova città di Priverno, la sua fondazione viene fatta risalire ad un periodo compreso tra il IX e il XII secolo (Angelini 1973, p. 111).
La chiesa è a tre navate, scandite da un sequenza di tre arcate a tutto sesto a destra e due grandi arcate a sesto acuto a sinistra [1]. La zona presbiteriale, rialzata di tre gradini, si apre verso le navate laterali attraverso un grande arco a sesto acuto a destra ed uno a tutto sesto a sinistra. Le pareti della navata centrale, costruite con piccole pietre calcaree dal profilo irregolare, contrastano con i conci larghi e ben squadrati dei pilastri e degli intradossi degli archi, che conferiscono all’intera struttura una solida monumentalità.
L’alternarsi anomalo di arcate a tutto sesto e ogivali ha indotto a credere che diverse fasi di costruzione avessero interessato l’edificio (ivi, p. 112). In realtà la medesima struttura dei pilastri, di base quadrangolare e dalle cornici calcaree profilate, denuncia la costruzione contestuale delle arcate i cui riscontri con l’architettura cistercense apparvero evidenti già ad Enlart nel suo studio sulle origini francesi dell’architettura gotica in Italia (Enlart 1894, p. 153).
Rientra a pieno titolo nell’ambito cistercense anche l’arcata a sesto acuto murata nel campanile e che doveva essere il primitivo ingresso alla chiesa, poi spostato sulla sinistra intorno al XVI secolo (Angelini 1973, p. 114) [2-3]. Al centro dell’archivolto campeggia una croce realizzata a mosaico, formata da cinque cerchi, quattro ai lati ed uno al centro dal quale si dipartono quattro bracci di eguale dimensione che compongono la croce [4]. Entro i cerchi sono iscritti fiori ad otto petali. La cromia delle tessere è ridotta: dorato per i fiori e rosso e nero per le parti restanti. Una croce musiva è visibile anche sopra il tabernacolo murato della collegiata di S. Maria di Amaseno (noto cantiere dei maestri privernati, Pietro, Jacopo e Morisio Gullimari, che qui firmano il pulpito nel 1291, ma per i quali si ipotizza un coinvolgimento anche nella progettazione dell’edificio, cfr. Gianadrea 2006, pp. 184-187), mentre una croce più elaborata compare nell’archivolto della campata sinistra del portico del duomo di Priverno [5-6].
Oltre alla particolarità dell’architettura interna, la chiesa di S. Giovanni Evangelista colpisce per la ricchezza della decorazione parietale (sugli affreschi s.v. Angelini 1995 e 1998; Romano 1988 e 1992). Gli affreschi, nascosti sotto lo scialbo, vennero alla luce nel 1906 quando Don Stanislao Leo ordinò un radicale rinnovamento dell’edificio [7]. Fu un intervento importante che ebbe il merito di portare la chiesa di San Giovanni nell’orbita degli interessi degli studiosi dell’epoca, come Enlart. Nel 1979 la Soprintendenza di Roma si occupò di restaurare l’edificio e con l’occasione vennero rimosse le decorazioni del 1906 e scoperti anche altri affreschi rimasti ignoti. Esistono ben due cicli, dedicati a santa Caterina d’Alessandria e san Nicola, e molti riquadri con rappresentazioni di santi e Madonne col Bambino. Anche i pilastri dovevano essere un tempo tutti decorati; oggi restano solo gli affreschi dei primi due pilastri a destra, con figure di santi [8-9]. I cicli e le altre pitture, ascrivibili al XIV-XV secolo, sono espressione di pittura locale che testimoniano l’esistenza di una vivace e continua attività artistica nella piccola chiesa di Priverno. Sopra il terzo pilastro a destra della navata centrale, vi è un riquadro con le Stimmate di san Francesco [10-11]. Definito da Van Marle come rozzo lavoro della maniera del XIV secolo, il riquadro rappresenta san Francesco mentre riceve le stimmate alla presenza di un suo confratello che, raffigurato assorto nella lettura, sembra non accorgersi dell’evento miracoloso (Van Marle 1927, p. 466). Sopra l’edificio, in volo, si libra un Serafino, rappresentato come vuole il racconto di san Bonaventura, con il crocifisso tra le ali. Lo sfondo è occupato da un paesaggio collinare dai profili aspri. In basso a destra spunta la testolina di una figura femminile, un’offerente che con trasporto assiste all’evento mistico. Una scheda di catalogo storica del 1928 considera la pittura, in accordo con il Van Marle, databile alla fine del XIII-inizi XIV secolo.
Oltre ai riquadri istoriati la chiesa è decorata anche da affreschi aniconici con motivi ornamentali di diverso tipo. In controfacciata, nella navata sinistra vi è un grande fregio vegetale a S, ripetuto ma incompleto anche in fondo alla stessa navata, nella parete confinante con la navata centrale [12-13]. Poco sopra, il medesimo tratto di parete, ospita una decorazione a riquadri colorati sostenuti da finti archetti pensili scorciati. Tale decorazione proseguiva anche nella parete di fondo della navata sinistra, dove rimane qualche lacerto sopra l’edicola dell’altare dedicato a san Gaetano [14-15]. Un’altra decorazione, a finta cortina muraria, si trova sulla parete della navata destra accanto all’altare dedicato alla Vergine [16]. Si tratta questa volta di una decorazione meno raffinata. I mattoni, resi con una doppia linea di colore rosso e nero su fondo bianco, ricordano le decorazioni a finti mattoni del duomo di Anagni, Ferentino ma anche dell’Abbazia di Valvisciolo, dove ricorre anche il fregio vegetale a S, poc’anzi menzionato. [17].
Per quando riguarda l’apparato scultoreo, la chiesa conserva alcuni frammenti pertinenti all’arredo liturgico medievale. Ci si riferisce in particolare all’altare maggiore e ai frammenti della ‘Crocetta’ (s.v. le schede specifiche). In fondo alla navata destra, un altare dedicato alla Vergine, è decorato da un architrave con motivo vegetale a rilievo (Cinetti 1980) [18-19]. In controfacciata una piccola finestrella conserva la sua mensola in pietra anch’essa decorata da un motivo vegetale [20] (Cannata 1971c). Si tratta di un motivo ricorrente del repertorio dei lapicidi privernati.
Come si evince dalla descrizione delle principali evidenze artistiche presenti nella chiesa, il massimo periodo di splendore dell’edificio fu tra il XIV-XV secolo, quando le sue pareti si riempirono di affreschi. Nei secoli successivi a parte qualche cambiamento, come l’apertura del nuovo ingresso o la costruzione della sacrestia nel 1723, seguì un periodo di grande degrado arrestato solo nel 1906 con i lavori di ristrutturazione promossi da Don Stanislao Leo.
Bibliografia
Anonimo, scheda di catalogo (ASC n. 44), Roma 1920.
Angelini E., La decorazione scultorea nei monumenti privernati, «Economia Pontina», settembre 1968, pp. 3-15.
Angelini E., San Giovanni Evangelista di Priverno – cenni storici, «Economia pontina», n. 4, aprile 1971, pp. 19-46
Angelini E., Studi Privernati, Priverno 1973, pp. 111-130.
Angelini E., Priverno: Patrimonio artistico XII-XIX secolo, Priverno 1988, pp. 106-148.
Angelini E., Gli affreschi delle chiese di Priverno dal XIII al XV secolo, Priverno 1995, pp. 14-15, 34-35, 40-51.
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Bassan E., s.v. Andrea da Piperno, in Enciclopedia dell’Arte Medievale, I, Roma 1991, pp. 620-621.
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Cannata P., scheda di catalogo (SBAS RM 12/00102887), Roma 1971a.
Cannata P., scheda di catalogo (SBAS RM 12/00102870), Roma 1971b.
Cannata P., scheda di catalogo (SBAS RM 12/ 00102873), Roma 1971c.
Cinetti M., scheda di catalogo (SBAS RM 12/00088304), Roma 1980.
Enlart C., Origines françaises de l'architecture gothique en Italie, Paris 1894.
Gianandrea M., La scena del sacro. L’arredo liturgico nel basso Lazio tra XI e XVI secolo, Roma 2006.
Marocco G., Descrizione topografica e cenni storici di Piperno, Roma 1830.
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Papini R., scheda di catalogo (ASC 46), Roma 1928.
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Van Marle R., The development of the Italian schools of painting, L’Aia 1927, vol. VIII, p. 466, fig. 305.
Autori
Ilaria Proia