TERRACINA - Convento di San Domenico - le strutture residenziali

le strutture residenziali

Immagini


1) Chiostro, braccio nord, interno (ACT 1978)

Descrizione

La compagine conventuale di forma quadrangolare è situata a nord della chiesa e si articola intorno a un chiostro. La sua erezione dovrebbe risalire alla primitiva fase costruttiva di fine Duecento, ma le strutture originarie furono ampliate e modificate nel corso dei secoli fino a perdere la fisionomia originaria (Patta 2005-2006). Attualmente l’edificio residenziale versa in uno stato rovinoso, il tetto è gravemente danneggiato ed è crollato in più punti e il solaio di copertura del pianterreno è fatiscente. A causa dello stato pericolante e della vegetazione lasciata crescere senza sosta, il sito è inaccessibile. Nella planimentria datata al 1978 è possibile notare quattro mura che chiudono uno spazio di forma rettangolare, ma è di difficile interpretazione calcolare quale fosse realmente l’estensione complessiva della struttura compresa nel giardino settentrionale della chiesa. Probabilmente, in un primo tempo, il convento si estendeva a est e a sud, in questo modo potremmo spiegare la presenza dei muri frammentari rimasti in piedi nel quadrante sudorientale del giardino, addossati alla parete del convento.

Durante la Seconda Guerra Mondiale il convento viene completamente rimaneggiato per adattarlo alle necessità delle famiglie di sfollati che ne avevano tratto riparo e vi rimasero almeno vent’anni. (Rossi 1912, p.113; Zander 1964, p. 44; Rech 1989, p.15). Osservando la documentazione fornita da De Benedetti e Fusco (de benedetti, fusco 2003-2004) è possibile presumere che le fondazioni osservate nella pianta degli anni Ottanta corrispondano alla zona dedicata ai servizi. Al piano superiore è ancora parzialmente leggibile in pianta l’antica suddivisione in celle quadrate che si aprono su entrambe le pareti in posizione affrontata e probabilmente otto per lato. L’introduzione delle celle singole, che vanno a prendere il posto dei dormitori comuni, fu un’innovazione elaborata dallo stesso Domenico, per dare la possibilità ai frati di usare il loro piccolo vano come studiolo e non solo cella-dormitorio. Tale funzione apparve per la prima volta nel quartiere sudorientale del convento bolognese verso il 1220 (Meersseman 1946, pp.136-190; Schenkluhn 2003, pp. 233-234). Conosciamo un progetto per la costruzione del nuovo convento firmato dall’architetto Valadier, che prevedeva l’aggiunta del secondo piano con un loggiato aperto che avesse una funzione pratica, cioè come stenditoio e naturalmente estetica di abbellimento della fabbrica (Pio VI, le paludi pontine, Terracina 1995, tavv. 17-18).

Ad oggi la lettura del sito è completamente compromessa nonostante l’ultimo restauro, iniziato nel 2004 e terminato proprio nel 2013. Il chiostro si presenta in pianta di forma trapezoidale, delimitato a nord dall’edificio del convento e a sud dalla chiesa e circoscritto sui restanti lati dalle mura di cinta che a ovest conferiscono un andamento irregolare al perimetro a causa dell’adattamento del muro al ciglio della collina su cui sorge. Attualmente sono ancora in piedi, ma illeggibili, il braccio nord ed una parte di quello est. Il giardino delimitato da questo spazio è invaso da una incolta vegetazione. In origine si presentava come un lungo corridoio voltato a crociera, ma oggi è visibile solamente un tratto che congiunge i due bracci sul versante settentrionale (Patta 2005-2006, p.132). In origine la struttura doveva presentarsi come una loggia aperta su due piani; sono oramai poco leggibili i profili degli archi tramite i quali i corridoi comunicavano con l’esterno. La soluzione adottata del chiostro a due piani, dopo essere comparsa nel convento francescano assisiate per la prima volta sotto Sisto IV (1471- 1484), si trova frequentemente presso i Mendicanti nel XVI secolo, è forse a questo periodo che va fatta risalire la struttura qui esaminata.

Bibliografia

Breda A., Locali dell’abbazia di Santa Maria in Fossanova. Refettorio, chiostro e sala capitolare, «I cistercensi nel Lazio», «Atti delle giornate di studio dell’Istituto di storia dell’Arte dell’Università di Roma, 17-21 maggio 1977», Roma 1978, pp. 165-168.

Cadei A., Scultura e architettura cistercense e cantieri monastici, I cistercensi nel Lazio, «Atti delle giornate di studio dell’Istituto di storia dell’Arte dell’Università di Roma, 17-21 maggio 1977», Roma 1978, pp. 157-164.

Cadei A., ‘Secundum loci conditionem et morem patriae’, in Saggi in onore di Renato Bonelli, , a cura di C. Bozzoni, G. Carbonara, G. Villetti, «Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura», n.s., 15-20, 1992, pp. 135-142.

Coccia S., Fabiani A. G., Abbazia di Fossanova. Indagini archeologiche nel refettorio, «Archeologia Medievale», XXIV (1997), pp. 55-86.

Guidoni E., Città e ordini mendicanti. Il ruolo dei conventi nella crescita e nella progettazione urbana dei secoli XIII e XIV, «Quaderni Medievali», IV (1977), pp. 69-106.

Meerssemann G., L’architecture dominicaine au XIII siècle. Législation et pratique, «Archivum Fratrum Praedicatorum», XVI (1946), pp.136-190

Righetti Tosti-Croce M., Bernacchio N., Una nuova testimonianza della Fossanova duecentesca e il suo contributo alla storia del chiostro, in De Lapidibus sententiae. Scritti di Storia dell’arte per Giovanni Lorenzoni, a cura di T. Franco, G. Valenzano, Padova 2002, pp. 363-372

Sanfilippo M., Il convento e la città: nuova definizione di un tema, in Lo Spazio dell’Umiltà, «Atti del Convegno di Studi sull’edilizia dell’Ordine dei Minori, Fara Sabina 1982», Fara Sabina 1984, pp. 327-334 

Autori

Guendalina Patrizi