TERRACINA

TERRACINA

Coordinate GPS: 41.298122,13.233118

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Immagini


1) Pianta di Terracina della metà XIX secolo (Archivio di Stato di Latina Consorzio della Bonificazione Pontina)

2) Disegni del taccuino di Zander del 1954 (da Zander 1961)

3) Disegni del taccuino di Zander del 1954 (da Zander 1961)

4) Disegni del taccuino di Zander del 1954 (da Zander 1961)

5) disegni del taccuino di Zander del 1961 (da Zander 1961)

6) I bastioni (da Rossi 1912)

7) Il territorio di Terracina (da Caciorgna 2008)

8) Le mura e i borghi della città medievale (da Rech 1989)

9) Le mura medievali (da Rossi 1912)

10) Mappa del 1781 (da Pio VI, Terracina le Paludi Pontine 1995)

11) Pianta della città e dintorni nel 1778 (da Di Mario 1981)

12) Planimetria (da Zander 1961)

13) Veduta (da F. Hogenberg, G. Braun, Civitates Orbis Terrarum - Liber Tertius, Colonia 1581-88)

14) Veduta (da F. Scotto, Itinerario di Francesco Scoto, Roma 1761)

Descrizione

Situata sullo sperone dei monti Lepini-Ausoni, Terracina è la città in cui la via Appia tocca per la prima volta il mare dopo aver attraversato la pianura pontina (Bianchini 1972, p. 7).

La felice posizione geografica consente di isolare la città dalla palude, che nei secoli è stata soggetta a ripetute e non sempre fortunate bonifiche (Marigliani 1981, p. 15), rendendola una roccaforte difesa naturalmente dai monti da una parte e dal mare dall'altra (Bianchini 1972, p. 8). A tal proposito, si possono annoverare vari interventi di risanamento ambientale fin dall'Alto Medioevo e, più tardi, per volontà dei pontefici Leone X (1513-1521), Sisto V (1585-1590), e in particolare Pio VI (1775-1799). Tuttavia, una soluzione definitiva viene conseguita solo nel 1927 con l'inizio dei lavori di bonifica (Documenti del Ministero dell'Agricoltura dell'Archivio Centrale dello Stato).

La precoce affermazione della religione cristiana nella città di Terracina è suggerita dalla tradizione che fa risalire la fondazione della Chiesa terracinese a san Pietro, il quale avrebbe nominato il primo vescovo cittadino, san Epafrodito. Successivamente, l’importanza di questo centro per il papato è confermata dal fatto che proprio qui viene posto il confine dello stato pontificio, fin dai tempi della donazione di Pipino (755).

Per quanto concerne l'amministrazione ecclesiastica, al territorio della Marittima che comprende le diocesi di Velletri e di Terracina, nel IX secolo vengono accorpate le due sedi di Priverno e Sezze. Con la definizione della zona sottoposta alla giurisdizione statale della Chiesa al tempo di Innocenzo III (1198-1216), i limiti si estendono della Marittima e dai confini meridionali del territorio diocesano di Terracina, individuati nel fiume di Santa Anastasia e in parte del lago di Fondi (Caciorgna 1996, pp. 5-7), alla frontiera meridionale dello Stato (Caciorgna 2006, pp. 5-7).

Negli anni ‘70 dell’XI secolo Terracina viene data in concessione al potente abate di Montecassino, Desiderio, inaugurando un periodo particolarmente fiorente (Rech 1989, p. 16). Attilio de Luca ha evidenziato come, già intorno al 1028, la scrittura a Terracina cominci ad essere influenzata dai moduli della scrittura beneventana, quasi certamente veicolati dalla vicina abbazia di Montecassino, che già da tempo aveva interessi e possedimenti a Terracina. Con l’affidamento della città all’abate Desiderio da parte del pontefice Alessandro II (Chronica Monasterii Casinensis), il controllo del sito viene assicurato dai Tuscolani e dal monastero di Cassino attraverso la persona del vescovo (Caciorgna 2008, p. 185).

Durante gli anni ‘40 del XII secolo, papa Celestino II (1143-1144) concede la città alla potente famiglia romana dei Frangipane, ma solo limitatamente alle rendite e col fermo divieto di abitarvi. Tuttavia queste misure, tese a salvaguardare la libertà della città, vengono infrante dai Frangipane che si impadroniscono della fortezza interna, facendone la propria roccaforte: questo periodo si rivela molto duro per la città che viene largamente sfruttata insieme al territorio circostante. Dopo la famiglia dei Frangipane il dominio passa agli Annibaldi, ma nel 1295, dopo l'elezione papale di Bonifacio VIII (1294-1303), la famiglia Caetani prende il loro posto ponendo fine agli estenuanti scontri tra fazioni cittadine. Tuttavia poco dopo, col trasferimento dei papi ad Avignone, Terracina si trova per la prima volta priva dell’appoggio papale ed è costretta a sopportare l’egemonia di Roberto d’Angiò, re di Napoli. Con il rientro dei papi a Roma, Terracina torna in possesso della Chiesa e vi rimane fino al 1870 (Rech 1989, pp. 17-18).

                                                               

L’impianto medievale di eredita l’assetto romano, pur non sfuggendo al modello della città medievale per quanto riguarda la distribuzione dello spazio urbano: in questo periodo il centro è caratterizzato dalla concentrazione dell’habitat aristocratico, soprattutto le regiones Fori, Domnicalia, Palma e SS. Quattro Coronati. La Platea Fori continua ad avere, come in età antica, la funzione di fulcro della vita cittadina: centro religioso, centro civile, luogo di vita sociale (Caciorgna 2008, p. 99). I disegni di Baldassarre Peruzzi dei monumenti terracinensi (Rossi 1912, p. 46) e di Antonio da San Gallo il Giovane risultano importanti per ipotizzare ubicazione e uso degli edifici situati nel Foro Emiliano.

In seguito alle dominazioni succedutesi nei secoli (bizantini, longobardi, saraceni, franchi, normanni) lo splendore di Terracina va pian piano spegnendosi: le fabbriche classiche vengono spogliate e reimpiegate nelle nuove costruzioni pubbliche, religiose e private (Rossi 1912, p.70), creando un paesaggio variegato nato dal contrasto tra vecchio e nuovo.

Nel V secolo viene costruita una nuova cinta muraria, tuttavia, l’espansione delle paludi nel secolo successivo costringe gli abitanti a trasferirsi sulla città alta. Purtroppo, i lavori fatti da Pio VI (1775-1799) in poi hanno cancellato quasi ogni traccia dei quartieri della città bassa (De La Blanchère 1983, pp.180-181). Come ogni città medievale, infatti, anche Terracina era organizzata in borghi: tre erano murati (città alta, città bassa, borgo Cipollata fuori porta Maggio) e quattro sono esterni (borgo Albina fuori l’omonima Porta, borgo fuori Porta Nuova, oggi scomparso, e borgo fuori Porta Romana).

Nel corso dell'XI secolo, momento particolarmente propizio per la città che aveva assunto una nuova centralità nel progetto pontificio (De La Blanchère 1983, p. 180), lo sviluppo della vita cittadina comporta un’ulteriore trasformazione della facies urbana (Caciorgna 2008, p. 99). Dal XII secolo la progressiva espansione dei borghi della città dà la misura del suo ampliamento a Nord verso Roma, in direzione del mare e ad Est verso le alture (Caciorgna 2008, p. 101).

Tra i secoli XI e XII l’antico Foro Emiliano (Lugli 1972) viene del tutto rinnovato e la piazza assume un assetto chiuso, diventando uno spazio a disposizione della cittadinanza. Il lato lungo misurava circa 78 m, mentre quello breve, adiacente alla Cattedrale, circa 28 m, con una superficie complessiva di circa 1220 mq, diversamente dal Foro Emiliano che misurava circa 3000 mq.

L’attività edilizia continua nel periodo comunale nonostante le lotte baronali del XIII e XIV secolo. Il sistema difensivo era incentrato su tre fortezze, Rocca Traversa, Fortezza di Pisco Montano e delle Mole sotto il Monte Leano, e mentre la città alta usufruiva delle antiche mura, quella bassa è difesa da un’altra cinta in cui si aprono le porte di San Cristoforo, Marina e Romana. 

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Autori

Elisabetta Loi

Elisabetta Masala

Guendalina Patrizi

Liliana Spadaro