TERRACINA - Palazzo Venditti

Palazzo Venditti

Coordinate GPS: 41.291955,13.248342

Sottoschede

Immagini


1) Palazzo Venditti e S. Cesareo (foto Roberta Cerone)

2) Prospetto principale (foto Roberta Cerone)

3) Prospetto settentrionale (foto Roberta Cerone)

Descrizione

Durante il Medioevo Terracina fu un centro cittadino di rilevanza strategica, e come tale suscitava l’interesse di alcune importanti famiglie come i Frangipane, che ostacolarono ogni tentativo di nascita di forme di governo comunale per tutto il XII secolo (Caciorgna 2008). Nel  XIII secolo, però, grazie ai provvedimenti di Innocenzo III le istituzioni comunali si affermarono anche a Terracina, nonostante la libertà di autogovernarsi rimase sempre limitata dalle ingerenze della potente famiglia dei Frangipane, dalle alterne vicende politiche papali e dalle mire espansionistiche di Roma. Inoltre, durante la metà del XIII secolo, i rapporti tra le famiglie locali in ascesa divennero sempre più complessi  soprattutto perché si formarono diversi schieramenti familiari  a favore o contro il Papato e il Regno di Napoli e ciò non favorì il consolidamento delle istituzioni cittadine. Nel XIV secolo, inoltre, il processo di progressiva privazione dell’autonomia governativa conobbe ufficiale avvio con la salita al soglio pontificio di Bonifacio VIII, con il quale la città sarà assoggettata ai Caetani e poi assimilata totalmente dalla politica angioina.

Nel breve periodo di affermazione delle libertà comunali, si registrò una fase di crescita urbana che vide tra i protagonisti le maestranze formatesi nell’ambito del cantiere dell’ababzia Fossanova, fino a quel momento rimaste estranee al contesto  terraciniense.

Proprio Palazzo Venditti rappresenta appieno il portato dell’esperienza fossanoviana nel tessuto cittadino. La sua tipologia architettonica è una variante della struttura architettonica ‘a base aperta’ adottata nel palazzo comunale di Priverno; anche in questo caso, infatti, l’edificio funge da diaframma mediante il pianterreno che, attraverso un unico fornice, oltrepassa la via Appia esattamente nel punto in cui la strada fa il suo ingresso nel foro emiliano, di fianco alla cattedrale di S. Cesareo. In altre parole il palazzo, con l’apertura alla base, si pone simbolicamente a cavallo dell’Appia.

La costruzione è caratterizzata da una muratura regolare a blocchetti di pietra calcarea. Presenta tre livelli di cui l’ultimo è una sopraelevazione moderna, probabilmente eseguita alla fine del XVIII secolo e una planimetria a forma di ‘elle’ interrotta in modo indefinito verso est, punto in cui la tessitura muraria si confonde con le murature degli edifici limitrofi. Il pianterreno si apre verso la piazza e verso l’opposto fronte stradale attraverso due fornici, ad arco acuto e a tutto sesto, entrambi a doppio rincasso. L’arco a tutto sesto poggia a ovest sulla muratura romana, cioè sui resti dell’antico arco romano di ingresso al foro, a grandi blocchi di pietra calcarea pertinenti ai medesimi resti templari su cui si erge la cattedrale.

Nel passaggio voltato, delimitato dalle due arcate, si aprono alcuni piccoli portali,  fin dalle origini pertinenti a botteghe aperte sulla via principale e ancora oggi adoperate come locali commerciali. Nel lato opposto alla piazza, in corrispondenza dell’arco a tutto sesto, si apre un piccolo fornice a tutto sesto, sorreggente una volticina a botte in asse con le due crociere, il quale propone una soluzione formale molto vicina alla strada coperta che conduce alla piazza del Duomo di Anagni. Questo passaggio, che apre un collegamento verso via Porta nuova, era forse porticato almeno nella zona adiacente palazzo Venditti, come dimostrano le impronte delle volte ancora visibili sul versante dell’edificio. Le imposte delle arcate sono marcate da una cornice modanata, simile a quella che segna il livello dei davanzali del piano superiore, il primo piano, che al suo interno non presenta più nessuna delle caratteristiche originarie.

Palazzo Venditti è stato identificato come palazzo comunale medievale soprattutto per la sua collocazione urbanistica centrale, a controllo dell’asse viario principale e della piazza in cui avevano sede le attività mercantili. L’ubicazione del palazzo civico nel foro è testimoniata da un documento della fine del XIV secolo intitolato in platea Fori ante fores palatii comunis terracene, anche se i dettagli non sono bastevoli per identificare inequivocabilmente nel monumento. Un altro indizio può darcelo la posizione, contrapposta all’Episcopo a ovest di San Cesareo; mentre punto a sfavore verso l’identificazione è invece il fatto che l’edificio risulti addossato al portico della cattedrale, soluzione insolita per un palazzo comunale. Altro elemento a favore è la struttura costruttiva simile a quella adottata per molte sedi civiche, spesso appunto strutturate con un’unica arcata a pian terreno. Per esempio il palazzo pubblico medievale di Anagni, anch’esso collocato sull’asse viario principale, la Via Maggiore, che collega tale strada con la Piazza del Comune tramite un unico fornice a tutto sesto, composto da una serie di archi diaframma, al pian terreno (Cerone 2010). 

Il maggiore ostacolo per una sicura identificazione come palazzo comunale, risiede nella datazione, collocabile alla fine del XIII secolo, in un periodo quindi di decadenza delle istituzioni comunali. Palazzo Venditti d’altronde, essendo addossato al portico della cattedrale, non può essere stato costruito prima della metà del XIII secolo, e la trifora gotica, di cui non si trovano altri esempi nell’edilizia civica duecentesca di Terracina, sposta ulteriormente in avanti di qualche decennio la datazione. Tutti questi elementi descrivono la possibilità che il palazzo fosse dimora di una nobile famiglia patrizia e che l’edificio pubblico fosse situato altrove nella piazza, per esempio nella parte opposta, colpita ripetutamente da molte distruzioni e altrettanti rifacimenti. Anche l’apertura delle botteghe sotto il passaggio ad arco fa propendere per questa ipotesi, in quanto rappresenta una soluzione del tutto inusuale per palazzi comunali che non ammettevano ambienti deputati al commercio (Cerone 2010).

In conclusione dunque sembra possibile concordare con la possibilità, indicata dalla descrizione fornita da alcuni documenti medievali, che l’edificio fosse la residenza della locale famiglia dei Pironti (Caciorgna 2008).

Bibliografia

Bianchini A., Storia di Terracina, Terracina 1952.

Bianchini A., Notizie sulla diocesi di Terracina e descrizione delle chiese della città, Priverno 1972.

Caciorgna M.T., Una città di frontiera: Terracina nei secoli XI-XIV, Roma 2008.

Cerone R., Congregato populo in palatio communis: il palazzo pubblico nel Medioevo: il caso del Lazio meridionale, Roma 2010.

Coarelli F., Lazio, Roma-Bari 1982.

Coppola M.R., Il Foro Emiliano di Terracina: rilievo, analisi tecnica, vicende storiche del monumento, Roma 1993.

Giorgi I., Documenti terracinensi, «Bullettino dell'Istituto Storico Italiano per il Medioevo», XVI (1895).

Lugli G., Forma Italiae Carta archeologica di Terracina, Firenze 1972.

Pallottini M., Il territorio pontino: elementi di analisi storiografica dalle origini alla bonifica integrale, Roma, 1968.

Rossi A., Terracina e la Palude Pontina, Bergamo, 1912. 

Zander G., L’influsso cistercense di Fossanova sulle tre cattedrali di Terracina, Sezze e Priverno nella Marittima, in Scritti in memoria di Giuseppe Marchetti Longhi («Biblioteca di Latium», 10), 1990, pp. 101-133.

Zander G., Terracina medievale e moderna attraverso le sue vicende edilizie, «Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura», XXXI-XLVIII (1961), pp. 315-330.

Autori

Liliana Spadaro