TERRACINA - Cattedrale di San Cesareo - Il campanile
Il campanile
Immagini
1) Campanile (da Rossi 1912) | 2) Particolare della facciata orientale (da Grossi 2006) |
Descrizione
Innalzato sul lato sinistro della facciata della cattedrale di S. Cesareo, il campanile fu edificato sulle preesistenze del tempio classico su cui si erge l’edificio cristiano (Di Gioia 1982, p. 88). La torre campanaria, oggi sovrapposta al portico ed incorporata alla chiesa, in origine sorgeva isolata dalla fabbrica [figg. 1-2].
La base del campanile, realizzata da grandi blocchi di pietra calcarea che formano archi ogivali, fu ideata come area di transito e collegamento con la chiesa. La struttura del campanile di Terracina, datata a metà del XIII secolo (Aurigemma 1957, p. 43; Bianchini 1952, p. 27; Di Gioia 1982, p. 98) e realizzata in laterizio, presenta una base quadrata impostata su pilastri ed è articolata su quattro piani ritmati da archetti sostenuti da colonnine aggettanti che movimentano la superficie creando delle finte gallerie. La particolare articolazione di base e alzato con differenti materiali e tecniche costruttive si ritrova anche nella torre campanaria della chiesa di S. Angelo in Formis (Di Gioia 1982, p. 92).
L’esterno è scandito da un trattamento ritmico irregolare fatto di bifore, trifore, archi acuti o a tutto sesto intrecciati, cornici marcapiano diverse per ogni piano.
Le moderne maioliche invetriate inserite negli intradossi e negli estradossi degli archi intrecciati sono frutto dell’arbitrario restauro del 1926 che sostituì i pochi esemplari originali sopravvissuti aggiungendo del tutto le ceramiche del secondo e terzo piano. Proprio in quell’occasione i pezzi originali andarono dispersi (Parlato 2001, p. 330). Come osserva Elena Di Gioia, «la perdita totale anche dei frammenti superstiti è particolarmente grave considerando l’elevato numero di bacini ceramici che si scorgono in opera nelle fotografie anteriori al ripristino» (Di Gioia 1982, p. 90).
In maniera piuttosto inconsueta, il primo piano della torre campanaria presenta aperture e decorazioni solo sul lato di facciata, differentemente da ciò che accade nei piani superiori. Come rilevato da Di Gioia (Ibidem, p.91) e Bianchini (Bianchini 1972, p. 27), una simile concezione della tecnica e della struttura generale è riscontrabile nel campanile della chiesa di S. Erasmo a Gaeta, opera di Nicolangelus magister Romanus, firmata e datata al 1148. Nonostante si tratti di una struttura più articolata, qui troviamo la stessa impostazione generale, in particolare la concezione della base quale elemento praticabile, il riuso di materiali di spoglio e l’utilizzo di medaglioni in ceramica.
La facciata presentava all’altezza del terzo piano, almeno fino al 1927, «un grosso orologio delimitato da una modanatura di ispirazione neoclassica con festoni e protomi leonine; l’immagine attuale restituisce una bifora con archetti a tutto sesto» (Longo 1991, p. 27).
Per quanto riguarda la copertura del campanile, nonostante essa appaia oggi piana, è opportuno considerare la possibilità che in origine esistesse una copertura differente dall’attuale. Come osserva Parlato, «una donazione trecentesca destinata a completare il campanile ‘more cajetano’ rende molto probabile che l’attuale copertura a spioventi sia nata come soluzione temporanea, ma che in origine fosse previsto un ultimo ordine, forse molto simile alla cella del campanile di S. Erasmo a Gaeta» (Parlato 2001, p. 331). Dunque, anche se il campanile di Terracina può risultare ispirato al modello caietano, «alcuni particolari tipologici e costruttivi delle volte del vano terreno – da confrontarsi con le crociere delle navate laterali di Fossanova (ultimo quarto del XII sec.) – suggeriscono l’intervento di maestranze locali addestrate nel vicino cantiere cistercense» (Ibidem).
In conclusione, se il sistema strutturale è di tipo romanico laziale, «nel largo uso fatto della sua decorazione delle arcate a sesto acuto, si appalesa la trasformazione operata nella nostra regione fin dal principio del sec. XIII dei nuovi principi architettonici ogivali irradiati dall’abbazia di Fossanova (1208)» (Bianchini 1972, p.2 7). Di fatto, fonti documentarie testimoniano contatti tra Terracina e Fossanova a partire dalla fine del XII secolo (Caciorgna 2002, p. 106; Di Gioia 1989, p. 97; Pistilli 2002, p. 304).
Bibliografia
Aurigemma S., Bianchini A., De Santis A., Circeo, Terracina, Fondi, Roma 1957.
Bianchini A., Notizie sulla diocesi di Terracina e descrizione delle chiese della città, [S.I.] 1972.
Bianchini A., Storia di Terracina, Terracina 1952.
Di Gioia E., La cattedrale di Terracina, Roma 1982.
Hermanin F., L’arte in Roma dal sec. VIII al XIV («Storia di Roma», 27), Bologna 1945.
La Blanchère M. R., Terracina. Saggio di storia locale, Gaeta 1983.
Parlato E., Romano S., Roma e il Lazio. Il Romanico, Roma 2001.
Pistilli P. F., Influenze dell’architettura cistercense nell’edilizia urbana della Marittima, in Il monachesimo cistercense nella Marittima medievale: storia e arte, «Atti del Convegno, abbazie di Fossanova e Valvisciolo, 24-25 settembre 1999», Casamari 2002, pp. 299-324.
Rossi A., Terracina e la palude pontina, Bergamo 1912.
Autori
Elisabetta Masala