TERRACINA - Chiesa dell'Annunziata

Chiesa dell'Annunziata

Coordinate GPS: 41.290072,13.25092

Sottoschede

Immagini


1) Veduta di Terracina, incisione di J. Coignet, inizio 1800 (da De Norvins 1850)

2) Veduta della chiesa del 1912 circa (da Rossi 1912)

3) Particolare della campana ancora in situ (da Rossi 1912)

4) La chiesa nel 1985 circa (da Comune di Terracina, Archivio del Dipartimento Pianificazione Urbanistica)

5) Veduta della chiesa nel 1985 circa, con evidente il crollo del tetto

6) Facciata (foto Autore)

7) Esterno, parete nord (foto Autore)

8) Esterno, parete nord, particolare della murataura del presbiterio (foto Autore)

9) Esterno, parete nord, particolare di una finestra murata del XI secolo (foto Autore)

10) Interno verso la controfacciata (foto Autore)

11) Interno verso l'altare (foto Autore)

Descrizione

L’Annunziata fu eretta nel corso del XIII secolo lungo la via che oggi prende il nome dall’edificio stesso, all’interno del Borgo della Marina, quartiere che si estende lungo la direttrice che collega il Foro all’Appia Antica [fig. 1]. Oggi la via dell’Annunziata segue l’asse viario medioevale, ma si presenta fortemente rialzata in seguito all’intervento di rifacimento e bonifica da parte di Pio VI, che ha di fatto trasformato il tessuto urbano del Borgo (Bianchini 1952; De La Blanchère 1983, pp. 180-181).

La chiesa dell’Annunziata mostra ancora l’originario impianto gotico, ad aula unica scandita con terminazione quadrangolare e copertura a capriate [figg. 10-11]. Il presbiterio, rialzato, è introdotto da un ampio arco a sesto acuto e coperto da una volta a crociera ogivale. In origine l’aula presentava tre aperture di cui due nella zona del presbiterio - ma una solo una rimane in situ nella parete nord, una finestra a tutto sesto strombata [fig. 8] -, mentre la terza era aperta nella facciata, ma oggi è sostituita da una finestra settecentesca. Al quarto decennio del Trecento vanno inoltre riferiti gli affreschi del presbiterio.

Il semplice prospetto a capanna è arricchito dall’elegante portale, dotato di lunetta sommitale e architrave [fig. 6] sostenuto da due mensole fogliate e decorato da un intreccio di tralci viminei che fuoriesce dalla bocca di un animale fantastico. La decorazione è sormontata da un’iscrizione in caratteri gotici che reca il nome dell’autore «Magi(ster) A(n)dreas de Piperno me fecit», databile tra il terzo e il quarto decennio del Trecento (Bassan 1990, p. 620).

Sul prospetto, in alto a sinistra, si erge un piccolo campanile a vela la cui campana, di epoca gotica [fig. 3], venne rimossa dal suo luogo d’origine nel 1991 ed è oggi conservata presso il Museo Archeologico Comunale di Terracina. La campana presenta nella parte inferiore del fianco un’iscrizione in lettere capitali e a caratteri gotici: «SIGNUM CRUCIS VOX DOMINI SONAT». Non sono riportati il fonditore né la data della creazione dell’oggetto ma, in seguito all’analisi dei dati stilistici dei caratteri dell’iscrizione, è possibile ipotizzare una datazione tra la metà del XIII e una data non posteriore al XIV secolo. (Soprintendenza SPSAE e per il Polo Museale della Città di Roma, Scheda OA 12/218417, Campana, Anna Pasquetti, aprile 1989).

L’analisi delle murature esterne mostra come un largo utilizzo di materiali di recupero. in particolare la parete nord, completamente priva di intonaco [fig. 7], è caratterizzata da una serie di discontinuità: la prima è rappresentata dai due archi in laterizio, uno all’altezza del presbiterio [fig. 8], l’altro all’altezza della prima campata, probabilmente pertinenti a murature romane. D’altronde occorre ricordare che il Foro Severiano si estendeva proprio tra la via traversale che oggi corre davanti alla chiesa dell’Annunziata e Piazza Fontana Vecchia, delimitata a sud dall’odierna via Roma (Lugli 1926; De La Blanchere 1984).

La chiesa dell’Annunziata è comunemente datata dalla metà del XIII secolo, fin dallo studio di Hermanin che ne attribuisce il progetto ad Andrea da Priverno e ne individua la relazione con il linguaggio artistico del cantiere di Fossanova, ulla scia di edifici come le cattedrali di Priverno, Fondi e Sezze (Hermanin 1945, pp. 49-53). Enlart propende per una cronologia tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, proponendo un confronto con S. Maria Maggiore ad Alatri, il Duomo e la chiesa di S. Antonio Abate a Priverno, S. Domenico a Sora e S. Lorenzo ad Amarseno (Enlart 1894, pp. 163-164, 273-274). Negli ultimi anni gli studiosi hanno genericamente collocato la costruzione della chiesa nel corso del XIII secolo, ponendola a confronto in particolare con S. Francesco e S. Domenico di Terracina (Grossi, Malizia 1996, n. 18;  Rech 1989, p. 47; Bonanni 2000, p. 138).

Secondo Contatore, nel Medioevo la chiesa dell’Annunziata era la parrocchia del Borgo della Marina, ma la prima notizia certa sul monumento risale solo al 1473 quando la chiesa, pur rimanendo sotto la giurisdizione del Comune di Terracina, risulta assegnata in beneficio da papa Sisto IV al presbitero Nicola Trumbadore (Contatore 1706, pp. 247-248).

Nel 1537 la chiesa con l’annessa cappella di S. Rocco fu affidata ai Padri Celestini affinché vi costruissero un monastero. Il convento, dove poi si insediarono le Clarisse, era collegato alla chiesa da una porta oggi scomparsa, situata sul lato sinistro della chiesa. Il cenobio fu dedicato a san Michele Arcangelo, così come quello presente sull’allora Monte Nettuno nei pressi del Tempio di Giove Anxur. Tra il 1555 e il 1559  la chiesa ed il monastero vennero abbandonati e le rendite affidate da papa Paolo IV al Convento di S. Francesco.

Nel 1652 l’Annunziata fu affidata all’Ordine dei Carmelitani Calzati. A seguito della Bolla di Papa Innocenzo X la chiesa ed il monastero passarono poi in comodato al Seminario di Terracina. Nel 1680 il vescovo di Terracina, Ercole Domenico Monanni, vi creò la congregazione della “SS. Annunciationis” (Contatore 1706, pp. 247-248; Longo 1994, p. 245, nota 27).

Nel 1705 la chiesa risulta in totale stato di abbandono. Nella visita apostolica Monsignor Coucci ha fornito una puntuale descrizione dell’edificio prima del suo completo rinnovamento: «La chiesa presenta un portico lapideo ma quasi corroso dall’acqua, il solaio dell’atrio discoperto e pieno di erbe, ha inoltre tre porte, la principale e due laterali, una che porta sulla via pubblica e l’altra al monastero; il presbiterio, a causa della volta corrosa dall’acqua e dei danneggiamenti del tetto, è stato restaurato. L’altare maggiore necessita di un buon restauro e si arricchisce di un quadro dell’Annunciazione della Beata Maria Vergine; il primo altare sul lato sinistro (quello del Vangelo) ha una figura (un quadro o un affresco) di San Carlo dipinta a mano da un eccellente pittore e sembra sia stata commissionata dalla famiglia De Tassis, come evidenzia il loro stemma; il secondo altare sul lato sinistro presenta il quadro della Maria Vergine del Monte Carmelo e le immagini del divo Alberto dell’Ordine del Carmelo e di san Michele Arcangelo. Entrambi questi altari necessitano di restauri e quindi vengono sospesi. L’altare sul lato destro, anch’esso in cattive condizioni, mostra il quadro dei Santi Biagio, Rocco ed Egidio. La sede del confessionale viene sospesa fin quando non sia stata restaurata, poiché è indecente e sporca; due altari antichi, indecenti e semidistrutti, devono essere rasi al suolo». Nel 1715 risultano restaurati l’altare maggiore e gli altari di santa Maria del Carmelo e di san Biagio, mentre ancora in stato di abbandono sono l’altare e la cappella di san Carlo. La chiesa ha tre finestre, due poste nel presbiterio ed una sulla porta maggiore; i sepolcri devono essere chiusi con delle lapidi; la sagrestia e la tabella delle messe devono essere riparate. Le Sacrae Visitationes del 1782, redatte dal monsignore Pucilli, evidenziano l’aggiunta di un secondo altare sul lato destro dedicato a san Crescenzio. Nello stesso anno viene completamente rifatta la copertura a capriate della navata (Longo 1994, pp. 250-254).

Le sorti della chiesa nel Novecento segnano un altro lungo periodo di abbandono [2-5]. Negli anni Venti viene sconsacrata (Spezzaferro 1985) e nel 1943 è colpita dai bombardamenti aerei che causano il crollo del soffitto della navata (Agenzia del Territorio di Latina, Elenco beni danneggiati dalla guerra). I lavori di restauro dovranno attendere il 1989 quando la chiesa sarà dotata di una nuova copertura a tetto, con struttura lignea e coppi, sia sulla navata crollata, mediante capriate, che sulla volta a crociera (Comune di Terracina, Archivio Storico, Ufficio Tecnico Comunale).

Successivamente a questi restauri, la campana bronzea, che si trovava nel campanile a vela posto su un lato della facciata, viene rimossa e trasferita al museo civico (Comune di Terracina, Archivio Storico, Museo Archeologico Comunale).

 L’ultimo atto che riguarda l’edificio è del 2003, quando viene ceduto a titolo definitivo dalla Curia Vescovile  al Comune di Terracina (Comune di Terracina, Archivio Storico, Transazione Comune / Diocesi Pontina per trasferimento beni immobili).

Bibliografia

Bassan E., s.v. Andrea da Priverno, in Enciclopedia dell’arte medievale, I, Roma 1990, pp. 620-621.

Bianchini A., Storia di Terracina, Terracina 1952.

Contatore D.A., De Historia Terracinensi, libri quinque, Roma 1706, pp. 247-248.

De La Blanchère M.R., Terracina e le terre pontine, Terracina 1984.

De Norvins J. M., Italie pittoresque, 1850.

Enlart C., Origines Françaises de l’Architecture Gothique en Italie, Paris 1894, p. 163 - 164, 273-274.

Grossi V., Malizia R., Centro storico alto. 2. L'età medievale. Percorsi monumentali, Latina 1996.

Hermanin F., L’arte in Roma dal secolo VIII al XIV, Bologna 1945, pp. 49-53.

La Blanchère M.R., Terracina. Saggio di storia locale, Terracina 1983.

Longo P., Terracina: i luoghi di culto dall'alto medioevo al XVIII secolo, in Studi in onore di Arturo Bianchini, «Atti del III convegno di Studi storici sul territorio della provincia, Terracina, 26 novembre 1994», Terracina 1994, pp. 239-318.

Spezzaferro G., Terracina. Ricordi di una città,  Formia 1985.

Autori

Elisabetta Loi