TERRACINA - Convento di San Domenico - Il portale della chiesa

Il portale della chiesa

Immagini


1) Facciata (da Rossi 1912)

2) Portale (foto Autore)

Descrizione

Il portale architravato è costituito da una ghiera di grossi conci calcarei squadrati e spianati che sembra essere stata costruita coerentemente con l’apparecchio murario, a giudicare dall’assenza di segni di alterazione o di rottura [figg.1-2]. Inoltre si osserva qui con molta chiarezza il particolare uso costruttivo di legare insieme la struttura del muro portante con un unico blocco lavorato, che viene messo in opera con la doppia funzione di cantonale e di concio del piedritto della ghiera. Questo sistema di ammorsamento nella parete, derivato dall’uso costruttivo cistercense, è stato riscontrato dalla De Minicis nel portale d’accesso della casa medievale di via Gallo a Priverno e datato alla prima fase costruttiva dell’edificio tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo (De Minicis 1999, pp. 169, 173, fig. 98, 175; Patta 2005-2006, pp.114-115).

L’architrave poggia su mensole intagliate da decori fitomorfi che fanno pensare a una versione locale semplificata della raffinata bauplastik di matrice cistercense. In particolare, nella mensola di sinistra il bassorilievo che riproduce con pochi tratti essenziali le nervature delle foglie richiama alla mente un tipo di capitello a foglie lisce osservato in una cappella del coro e nelle prime campate presso il braccio di transetto della navatella settentrionale del complesso abbaziale di Fossanova. Inoltre, la forma “fogliata” delle mensole risulta confrontabile con l’esempio osservato nella porta dell’infermeria dei conversi nella medesima abbazia; tuttavia, questi elementi presentano in S. Domenico delle nervature assenti nel modello fossanoviano.

Tale confronto porta direttamente al termine coniato dalla Romanini di ‘cantieri-scuola’ riguardo i diversi cantieri cistercensi che, come nelle botteghe di pittura, producevano i loro manufatti secondo un modello consolidato creando continuità nella loro produzione (Romanini 1980, pp. 3-6). Il confronto è anche possibile con i maestri lapicidi privernati di cui un esempio è il portale firmato da Andrea da Priverno della SS. Annunziata di Terracina, che proprio tra il XIII e XIV secolo formano una vera e propria scuola di lapicidi, maestranze impiegate nel braccio meridionale del chiostro di Fossanova (Righetti, Bernacchio 2002, pp. 363-372). Ed infatti saranno questi maestri scalpellini, formati prevalentemente nel cantiere fossanoviano, ad apprendere gli stilemi di questa grande fabbrica tanto da arricchirli con elementi nuovi e fantasiosi. La scuola dei maestri privernati rimarrà attiva sino alla metà del XIV secolo, quando i maestri vennero affiancati da lapicidi originari di Alatri per il rifacimento del chiostro di Montecassino tra il 1374 e il 1375 (Pantoni 1942, pp. 45-51)

Il portale è sovrastato da un protiro schiacciato su colonnine e capitelli a crochet a protezione di una nicchia che ospitava un affresco ormai quasi impercettibile nel suo disegno originario. Il protiro, sebbene alquanto semplificato nelle forme, destinato come è a proteggere un affresco, ha analogie auliche con alcuni celebri edifici romani come S. Angelo in Formis al Celio o le edicole esterne del transetto di S. Maria in Trastevere (Zander 1964, pp. 41, 45).

Il manufatto sembra essere stato montato assieme alla porta; sicuramente contemporaneo a essa è infatti la parte inferiore, come indica l’ammorsamento delle basi delle colonnine nella muratura e l’incastro dell’architrave tra di esse. (Patta 2005-2006, p.109).

Nell’intradosso del protiro, è appena individuabile un piccolo brano di incorniciatura dai colori rosso, giallo e blu che formano una cornice in cui all’interno delle mandorle quadrate (di cui se ne conservano solo due, quella sul lato sinistro e quella al centro) dovevano esser presenti in clipei volti sacri o angeli; al centro della cornice dell’intradosso, su sfondo blu, doveva esser dipinta la testa di Dio Padre o di Cristo oggi non più visibile. Tale fascia decorata ricorda però sia la bordura ornata sulla volta terminale del corridoio di S. Michele Arcangelo a Terracina, sia una lunetta posta in fondo alla parete della stessa chiesa con una Madonna con Bambino tra S. Michele e S. Gabriele. La fascia dipinta nella chiesa di S. Michele Arcangelo presenta tre clipei: quello al centro con il Salvatore a mezzo busto, negli altri due Weuscher-Becchi individuava «tracce di libri con copertura gemmata e tre coppie di ali: una probabile iconografia simbolica degli evangelisti» (Rech 1989, pp. 56-57). È forse plausibile accostare tali pitture con quelle della fascia del sottarco della lunetta inserita sul protiro pensile nella facciata di S. Domenico e quindi identificare nelle tre mandorle quadrate al centro il Salvatore con ai lati i simboli degli Evangelisti.

Nella lunetta al centro in alto sembra di scorgere un volto incorniciato da un’aureola, il tutto dipinto con colore giallo, forse a stare a simboleggiare il colore e la preziosità dell’oro; ai lati di questo viso parrebbe il contorno di uno scranno del trono su cui potrebbe star seduta una Vergine e quindi l’aureola ed il volto essere di una Madonna dipinta sulla facciata della chiesa. È Rossi (Rossi 1912, p. 106) a pubblicare per la prima volta immagine e ad identificarla con una Vergine in trono. Confrontando tale immagine con una tavola del progetto di Giuseppe Zander (Zander 1952-1953, tav.14) le due ipotesi sembrano collimare; ma nella lettura della pittura murale proposta da Zander, la Vergine appare stante su uno sfondo di paesaggio montano mentre si ritiene che la Madonna sia assisa su un trono come suggeriscono i resti del lacerto appena descritti. Protiri pensili di questo tipo erano diffusi soprattutto sulle chiese dedicate alla Madre di Cristo e ospitavano di norma immagini devozionali. 

Bibliografia

De Minicis E., Edilizia comune e cultura cistercense: la casa medievale in via Gallo a Priverno, in Temi e metodi di Archeologia Medievale. Ricerche sul territorio, la città, l’edilizia («Civitates. Urbanistica, archeologia, architettura delle città medievali», 1), Roma 1999, pp.165-181.

Pantoni A., Opere e avanzi trecenteschi a Montecassino, «Arte Cristiana», XXX (1942), pp. 45-51.

Righetti Tosti-Croce M., Bernacchio N., Una nuova testimonianza della Fossanova duecentesca e il suo contributo alla storia del chiostro, in De Lapidibus sententiae. Scritti di Storia dell’arte per Giovanni Lorenzoni, a cura di T. Franco, G. Valenzano, Padova 2002, pp. 363-372.

Romanini A. M., L’Architettura degli ordini medicanti: nuove proposte di interpretazione, «Storia delle Città», IX (1978), pp. 5-15.

Romanini A. M., Editoriale, «Storia delle città», XV-XVI (1980), pp. 3-6.

Rossi, A.Terracina e la Palude Pontina («Italia artistica», 67), Bergamo 1912.

Zander G., Terracina medievale e Moderna attraverso le sue vicende edilizie, «Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura», XXXI-XLVIII (1961), pp. 315-330.

Zander G., L’influsso cistercense di Fossanova sulle tre cattedrali di Terracina, Sezze e Priverno nella Marittima, in Scritti in memoria di Giuseppe Marchetti Longhi («Biblioteca di Latium», 10), s.l. 1990, pp. 101-133. 

Autori

Guendalina Patrizi