CORI - Oratorio della Santissima Annunziata
Oratorio della Santissima Annunziata
Coordinate GPS: 41.6451,12.918157
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Descrizione
VICENDE STORICHE
L’oratorio della santissima Annunziata a Cori è una piccola chiesa attigua all’antico convento dell’Insito, toponimo con il quale si suole indicare l’area appena fuori Porta Romana, l’accesso più antico alla città (il toponimo Insito rimanda ad un castagneto sul quale doveva sorgere la chiesa, in seguito evidentemente sostituito da uliveti, vigneti e orti, ancora oggi visibili attorno all’edificio).
Il piccolo rilievo tufaceo, sul quale furono costruite le due chiese, si ergeva quasi a presidio della strada più importante che, passando per Torrecchia, collegava la città all’Appia e quindi a Roma (Piccinato, 1993). Nel periodo romano l’area era occupata da una necropoli. Nel Medioevo la chiesa fungeva probabilmente da centro di accoglienza dei magistrati provenienti da Roma e di stanza a Cori per ricevere udienza da parte delle autorità locali (Pistilli, 2002).
L’oratorio è dedicato a s Silvestro. Ciò rende facile la deduzione in base alla quale la dedicazione rientra nella politica di valorizzazione del culto del santo (a s Silvestro si associa la fondazione della stessa Chiesa, in quanto contemporaneo di Costantino e per lui suggeritore del programma edilizio che sancì, con la costruzione delle prime basiliche, l’affermarsi definitivo del cristianesimo come nuova religione dell’Impero). S Silvestro appartiene per giunta alla schiera di santi vincitori sui draghi, simbolo medievale di malaria e pestilenze ( Cammarosano, 2010). Essendo la zona di Cori afflitta dalla vicina palude, è probabile che l’invocazione del santo fosse dovuta alle preoccupazioni che questa posizione determinava nella comunità. A conferma di ciò il fatto che anche s Margherita d’Antiochia, vincente su un drago, viene tuttora venerata a Cori in una chiesa poco distante dal centro cittadino. La posizione eccellente, sulla strada che collegava i centri distesi alle pendici dei Lepini con la fondamentale via Pedemontana, si spiega con la committenza aulica che è stata recentemente individuata (Pistilli, 2002, pp. 233-241) nel cardinale spagnolo Pedro Fernandez de Frias, il quale patrocinò la costruzione dell’oratorio insieme al comune di Cori, rappresentato dallo stemma in facciata. l’identificazione del cardinale con il committente è resa chiara dalla perfetta identità iconografica tra lo stemma affrescato sulla parete destra dell’oratorio nella scena dell’Annunciazione, con cinque torri dorate su fondo rosso circondato da orlo bianco intervallato da otto lupi, e le insegne che ornavano il sepolcro del cardinale un tempo collocato nella cattedrale di Burgos. Tale identificazione confuta evidentemente la precedente attribuzione rimasta in voga per tutto il novecento che voleva la fondazione della cappella opera di un non meglio identificato Pietro di Spagna, attivo a Roma tra il 1379 e il 1401 (Hermanin, 1906, pp. 40-52).
Fernandez de Frias fu cardinale di Spagna negli accesi anni dello scisma d’Occidente. proprio per risolvere tale questione si recò in Italia per partecipare al concilio convocato nel 1409 a Pisa, durante il quale votò per la deposizione di entrambi i papi, sia Benedetto XIII che Gregorio XII, essendo a favore dell’elezione del cardinale Pietro di Candia, che infatti il mese successivo divenne il terzo papa Alessandro V. Frias divenne stretto collaboratore del nuovo eletto, il quale lo nominò nel marzo del 1410 vicario pontificio della città di Roma, nel frattempo liberata dall’occupazione del re di Napoli, Ladislao I d’Angiò – Durazzo che la vessava dal 1408. Alessandro V si oppose strenuamente a Ladislao: dopo averlo scomunicato richiamò in Italia Luigi II D’Angiò e lo nominò re di Napoli. Intanto Frias veniva incaricato del rettorato della Sabina e della provincia di Campagna e Marittima (Cammarosano, 2010)
E’ naturale pensare che queste vicende determinarono l’avvicinamento del cardinale a Cori e che, da tale avvicinamento si deve far derivare la decisione di fondare l’ oratorio dell’Annunziata. Si tratta solo di logiche deduzioni che non hanno altro fondamento, non avendo ritrovato documenti relativi all’oratorio e precedenti al 1517, quando il notaio Antonio Landi rogava un’ atto relativo all’allocazione dell’oratorio a favore di un gruppo di eremiti spagnoli (Petrocchi, Pistilli, 2003,p.7). Quando nel 1413 Ladislao conquistò Roma, il cardinale De Frias fuggì a Firenze dove morì nel 1420. Nello stesso anno il nuovo eletto Martino V, unico Papa dopo lo scisma si dedicò alla ricostruzione dello stato pontificio liberato dall’ occupazione napoletana (Cammarosano, 2010)
Ad oggi non abbiamo notizie circa l’ interesse di Martino V per Cori, sono note tuttavia le azioni che mise in campo per tornare a controllare i territori della provincia di Campagna e Marittima (con Velletri, ad esempio proprio nel 1421 vennero ridiscusse le condizioni di sudditanza alla chiesa). Alla morte di De Frias nel 1420 la costruzione dell’oratorio era già ultimata, non altrettanto si può dire per la decorazione esterna ed interna che proseguì sotto i cardinali Alfonso Carillo De Albornoz e Juan Cervantes De Lora le cui insegne sono affrescate sulla parete sud occidentale della chiesa: rispettivamente un castello dorato su fondo rosso e due cerve su fondo verde [28]. Non si sa altro del legame tra l’ oratorio e la curia spagnola (che ricompare tra gli affreschi con lo stemma della famiglia Tovar [29], dipinto accanto all’effige della ruota di Santa Caterina D’Alessandria padrona della diocesi di Siguensa di cui i Tovar erano signori nel XIV secolo). Nel corso del XVII secolo questo di legame con la Spagna si perde ogni memoria, cancellato forse dall’arrivo nel Meridione e nella Penisola degli Asburgo a sostituzione proprio della dinastia Aragonese (Laurienti, 1967).
VICENDE ARCHITETTONICHE
L’ oratorio dell’ Annunziata si colloca su uno stretto terrazzamento collinare, in virtù della natura scoscesa del terreno, l’edificio è costruito su una piattaforma in cemento, la quale contiene una piccola cisterna rettangolare chiusa a semibotte che raccoglieva l’acqua piovana caduta dai tetti convogliata attraverso un sistema di canalette ricavate in spessore di muro. Alla cisterna scavata sotto alla zona dell’ altare si accede tramite una porta esterna aperta nella parete di fondo. La cappella ha pianta rettangolare lunga circa m 8 e larga m 4. All’esterno sono visibili gli spessi contrafforti a sperone che arrestano a metà alzato, forse in corrispondenza della quota che i muri avevano prima della sopraelevazione costruita nel settecento. La cappella è coperta da una volta a botte archiacuta; fonti di illuminazione sono le due monofore aperte sulla parete sud occidentale, incorniciate da lastre di marmo e travertino. Il tessuto parietale esterno è in conci di calcari e tufo squadrati e di medie dimensioni: un tipo di muratura per il quale si è evidenziato il confronto con i cantieri aperti a Roma nel primo trentennio del XV secolo (Petrocchi, Pistilli, 2003, p.11). Di impatto visivo immediato è il contrasto cromatico tra il basamento esterno in calcare e il restante alzato in tufo giallo chiaro; in facciata sono rintracciabili i segni degli spioventi del tetto che forse copriva la cappella prima della costruzione dell’ attuale volta a botte [1-6]. Dal Seicento in poi infatti i restauri furono continui: nel 1610 venne costruita la sacrestia e creato un secondo piano; nel 1726 venne costruito il campanile, nel 1730 venne ristrutturato l’intero oratorio in veste barocca.
Bibliografia
Cammarosano P., Italia Medievale, Roma 2010
Hermanin F., Le pitture della cappella dell’Annunziata a Cori presso Roma in «L’arte» IX, Roma 1906
Laurienti S., Historia Corana, Roma 1967
Le Goff J., La città medievale, Firenze 2011
Petrocchi S., Pistilli P.F., L’oratorio della Santissima Annunziata a Cori, l’architettura e gli affreschi, Latina 2003
Piccinato L., Urbanistica medievale, Bari 1993
Pirenne H., Le città del medioevo, Bari 2007
Pistilli P.F., Una committenza castigliana nella Marittima: l’oratorio della santissima Annunziata a Cori, in Architettura: processualità e trasformazione, Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura, a cura di M. Caperna e G. Spagnesi, Edizioni 34,39; Roma 2002
Autori
Paola Cirigliano