CORI - Oratorio della Santissima Annunziata - Gli affreschi

Gli affreschi

Immagini


1) Parete d’altare, Adorazione dei Magi.

2) Parete d’altare, Natività.

3) Parete d’altare, Annuncio a Maria

4) Volta, storie della Genesi.

5) Volta, storie della Genesi

6) Parete laterale destra, storie della Genesi.

7) Parete laterale destra, Pietà e Resurrezione.

8) Parete laterale destra, teoria di santi.

9) Parete laterale destra, lacerto con Cristo al limbo.

10) Controfacciata, Giudizio Universale.

11) Controfacciata, coppia di santi.

12) Controfacciata, coppia di santi.

13) Parete laterale sinistra, Vergine in trono con coniugi Stallione.

14) Parete laterale sinistra, Vergine in trono con i coniugi Stallione, particolare

15) Parete d’altare, particolare dell’ iscrizione.

16) Parete laterale sinistra, particolare degli stemmi cardinalizi.

Descrizione

L’oratorio della santissima Annunziata a Cori è interamente affrescato. Le pitture, pur se ritoccate e a tratti danneggiate nel tempo, sono ancora perfettamente leggibili e coerenti; si dispongono su registri e presentano storie vetero e neo testamentarie, divise da sottili colonnine [13-21].

Quando nel 1906 Federico Hermanin scoprì la decorazione affrescata nell’oratorio (Hermanin, 1906, pp 40-52), venne scritta una delle pagine più significative della storia pittorica laziale del tardo Medioevo, pur considerandone l’erronea datazione alla fine del 1300, oggi concordemente spostata in avanti di ventennio circa.

Già nel Seicento lo storico locale Sante Laurienti (Laurienti, 1967) descriveva così l’oratorio:

(…) antiquis picturis pictis circam annunm dni. 1426 (…) sicut per quaedam cardinalium insignia conosci potest, vetus ac novum testamentum picta est (…)

Il Laurienti dunque datava parte degli affreschi al 1426, deducendo tale data dallo stemma cardinalizio (cardinalium insignia) [28]. Il suo discorso prosegue poi individuando due committenze sulla base di iscrizioni sulle pareti, delle quali la prima ancora ben visibile sulla parete d’altare recita ista figura Virginis M(aria)e fecit fieri Catharina Stephanelli [27]; la seconda ormai illeggibile doveva essere a metà della parete destra e recitare hoc opus fieri fecit Communae terrae Corae.

Evidentemente la decorazione non fu portata a termine in un momento unico né da un unico committente. Gli ultimi studi (Petrocchi, Pistilli, 2003) collocano la fondazione della cappella agli inizi del 1420, ad opera del cardinale Fernandez de Frias (si veda Scheda Figlia, le vicende storiche), il quale dovette anche decidere il programma iconografico degli

affreschi di volta e registri superiori delle pareti laterali [13-18]. Effettivamente, tanto la volta quanto tali registri, parlano un linguaggio comune, che attesta la loro contemporaneità, nonché la loro assonanza con quelli della basilica vaticana a Roma, affreschi, questi ultimi, che il De Frias doveva aver sicuramente visto durante il suo precedente incarico di titolare dell’arcipresbiteriato di s Pietro.

Alla morte del De Frias il ciclo venne ripreso da un secondo maestro del quale si individua la diversità di mano, decisamente più abile e consapevole, forse coadiuvato da un allievo dalla figuratività più rozza ed ingenua. Insieme realizzarono la conclusione del ciclo vetero testamentario, il Giudizio in controfacciata, nei registri inferiori le due Madonne in trono, una con angelo e una con i coniugi Stallione, cittadini coresi che vissero nel 1420 (Laurienti, 1967), il cui nome è ancora leggibile nel cartiglio accanto al pater familias inginocchiato ai piedi del trono [22-26].

Questa è dunque la seconda fase del ciclo, patrocinata forse dal comune di Cori (stando alla citazione riportata dal Laurienti e ormai illeggibile hoc opus fieri fecit Communae terrae Corae). La critica (Petrocchi, 2003) ha avanzato il nome di Pietro Coleberti da Priverno come autore di questa fase. Il pittore, formatosi nel cantiere sublacense presso il Maestro abruzzese detto "della Cappella Caldora", è documentato a Sermoneta nel 1420 e a Roccantica nel 1430, potrebbe dunque aver lavorato a Cori nel periodo intermedio, intorno al 1425.

La terza ed ultima fase decorativa corrisponde ai registri inferiori delle pareti laterali, con una teoria di santi a figura intera, una Pietà, una Risurrezione e il lacerto di una scena con il Cristo al Limbo [19-21]. L’autore è eccellente e forse unico nel panorama laziale quattrocentesco, tanto da spingere Hermanin a identificarlo nell’aiutante di Masolino da Panicale a Castiglione Olona (Hermanin, 1906), rappresentante quindi di una estrema riflessione sull’eredità fiorentina e anello di passaggio dal tardo Gotico al Rinascimento

Bibliografia

F. Hermanin, Le pitture della cappella dell’Annunziata a Cori presso Roma in «L’Arte» n. IX, Roma 1906

S. Laurienti, Historia Corana, Roma 1967

S. Petrocchi, P.F. Pistilli, L’Oratorio della santissima Annunziata a Cori. L’architettura e gli affreschi, Latina 2003

Autori

Paola Cirigliano