PRIVERNO - Palazzo comunale - La bifora
La bifora
Immagini
1) Facciata (foto Autore) | 2) Facciata, bifora (foto Autore) |
Descrizione
La bifora originale recentemente riportata al suo antico splendore, si colloca in facciata, al primo piano del palazzo accanto all'attuale portale d'accesso [fig. 1]. Presenta un motivo ad archeggiature modanate, sorrette ai lati da colonne singole e al centro da un fascio di tre colonne: una posta davanti e due di dietro [fig. 2]. La peculiare tipologia di finestra non è estranea a quest'area, ma la si ritrova nelle tre monofore di Fossanova situate nel muro del coro, ed è frequente anche nell'abbazia di Casamari.
Le colonnine sono sormontate da capitelli a foglie con le punte raccolte nel caratteristico crochet, una sorta di uncino tondeggiante tipico del repertorio cistercense, e poggiano su una base corredata di peducci terminanti a foglia.
Le basi delle colonnine sono costituite dagli elementi tipici del tipo attico: il plinto, il toro (in questo caso liscio e non decorato a rilievi), con l'espansione quadrangolare delle quattro griffes a foglia rivoltata, la scozia ed il collarino, che unisce il tutto al fusto. Il fusto è di tipo liscio, mentre il capitello è caratterizzato da due ordini di foglie: quelle della prima corona sono ˈa palmettaˈ e aderenti al calato, mentre quelle del secondo ordine sono più lisce e terminarti con un ˈcrochetˈ a sferula. Tale combinazione è frutto dell'intreccio di formule specificamente cistercensi (con la ripresa del modelloˈ a crochetsˈ) e soluzioni attinenti alla tradizione locale (per esempio la foglia ˈa palmettaˈ che è tipicamente laziale) in una messa in pietra che rimanda chiaramente alle maestranze autoctone .
A livello conservativo i fusti appaiono segnati da solchi, accidentali e non, come è il caso di un piccolo stemma a scudo gotico con quattro bande orizzontali scavate e quattro in rilievo, posto a mezza altezza, il cui rimando ed epoca di realizzazione sono ignoti (Angelini 1996).
E' stato più volte rimarcato come il repertorio scultoreo delle finestre mostri una notevole vicinanza stilistica con i risultati espressi dal cantiere fossanoviano, con i capitelli dell’ala meridionale del chiostro che presentano i medesimi motivi decorativi con file di crochets e foglie ˈa palmettaˈ.
La presenza di maestranze locali, accanto al nucleo monastico di sorgente francese, nel cantiere cistercense di Fossanova è testimoniata, non solo dall'analisi della scultura decorativa, ma anche dalla specifica scelta del materiale di costruzione. Il travertino, materiale avente secoli di storia, di architettura e di esperienza di lavoro, specialmente nel Lazio, e al tempo largamente impiegato per la costruzione di Fossanova, era per le maestranze cistercensi di origine francese una pietra semisconosciuta. Se a Fossanova avessero lavorato esclusivamente maestranze monastiche, esse avrebbero preferito usare il calcare grigio, impiegato di solito nelle abbazie francesi e presente abbondantemente nella zona. Il travertino, invece, doveva essere portato da cave assai lontane. Inoltre, fatto assai significativo, si verifica nel caso di Fossanova e dei vicini cantieri civili ed ecclesiastici da questa influenzati, come appunto Priverno, il fenomeno di collaborazione con i Cosmati, nota maestranza di marmorari della regione, spiegabile nel contesto dell'interesse del papato per la nascita e lo sviluppo dei nuovi cantieri. Sembra che l'influsso dell'architettura cistercense fu il diretto risultato della partecipazione delle maestranze locali (i mastri lapicidi privernati) alla costruzione della vicina abbazia cistercense di Fossanova (Angelini 1992). La presenza a Priverno, dal XII secolo, di maestranze specializzate nella lavorazione della pietra è accertata sia attraverso alcune opere firmate dagli stessi mastri lapicidi, sia attraverso l'esame della decorazione scultorea privernate. I «marmorai» privernati erano, probabilmente, una scuola riunita in corporazioni che adottava metodi comuni di lavoro. L'esistenza di questa classe professionale viene collegata alle diverse cave di calcare dai dintorni di Priverno. Così è possibile che attraverso i lapicidi privernati, già chiamati a collaborare nel cantiere cistercense di Fossanova si manifestò, nella costruzione del palazzo comunale di Priverno, l'influsso dell'architettura dell'Ordine. A tal riguardo si ricordino anche gli archi ogivali del portico del palazzo, impostati su pilastri prismatici che si aprono su spazi coperti con volte a crociera (destinati a svolgere funzioni prevalentemente commerciali), e l'oculo posto al di sopra dell'ingresso al palazzo, simile a quello presente nella facciata del monastero di Fossanova (però con la precisazione che l'oculo di Fossanova è un rifacimento tardo di quello originale ed il materiale di cui è composto deriva probabilmente dall'antica rosa che si trovava precedentemente nella facciata della chiesa). Facendo una sommatoria delle caratteristiche riscontrate nei diversi elementi scultorei, secondo la studiosa Culmone si può concludere dunque che la costruzione del palazzo comunale di Priverno fu indubbiamente condizionata dalle nuove idee e dal nuovo linguaggio proveniente da Fossanova e dall'ambito cistercense della regione. Si tratterebbe tuttavia di adeguamento al modus operandi del tempo, da cui sarebbero stati presi solo alcuni elementi (Culmone 1999, pp. 111-125) .
Di particolare interesse è inoltre la decorazione ad affresco rinvenuta nei sottarchi in seguito agli ultimi lavori di pulitura. Tale decorazione vuole riproporre motivi decorativi geometrici di gusto tipicamente cosmatesco con fasce alternate a tondi. Tale modo di imitare con la decorazione ad affresco l'arte dei marmorari romani lo si ritrova anche nell'altare chiesa di S. Giovanni Evangelista delle stessa città.
Bibliografia
Angelini E., Il palazzo comunale di Priverno: terza mostra documentaria (catalogo della mostra, Priverno, Sala consiliare, 27 aprile-10 maggio 1996), Priverno 1996.
Cristino G., l'Abbazia di Valvisciolo: un esempio di architettura cistercense tra romanico e gotico; tracciati, proporzioni e segni, in Il monachesimo cistercense nella marittima medievale, «Atti del convegno, Abbazie di Fossanova e Valvisciolo, 24-25 settembre 1999», Casamari 2002, pp. 201-247.
Culmone L., L'abbazia di Fossanova e l'influsso dell'architettura cistercense nella costruzione del palazzo comunale di Priverno, «Rivista cistercense», XVI (1999), pp. 111-125.
Mastroianni C., Il braccio meridionale del chiostro di Fossanova: ipotesi sulla cronologia e sulle maestranze che parteciparono al progetto di ricostruzione, «Rivista cistercense», XXI, 3 (2004), pp. 315-357.
Autori
Maria Serena Lanfranca