PRIVERNO - Palazzo comunale

Palazzo comunale

Coordinate GPS: 41.473442,13.182049

Sottoschede

Immagini


1) Prospetto principale (foto Autore)

2) Prospetto principale, portico (foto Roberta Cerone)

3) Prospetto su via Consolare (foto Roberta Cerone)

Descrizione

Da quanto risulta dai documenti, una prima forma di governo analoga a quella comunale sviluppatasi nelle città italiane settentrionali e centrali, si riscontra a Priverno a partire dall' XI secolo, con la comparsa di un'amministrazione consolare composta da milites e massari.

Prima della costruzione dell'edificio atto esclusivamente a riunire le associazioni volontarie dei cittadini, le assemblee pubbliche si tenevano in luoghi occasionali messi a disposizione dalle autorità ecclesiastiche locali o dalla popolazione, come il Duomo, oppure l’attuale piazza di S. Chiara, la cui denominazione originaria di ‘piazza delle sedie’ non a caso rimanda alla funzione di luogo di radunanza che aveva assunto in precedenza. Ma è nel XIII secolo che si decise di costruire una sede apposita per l’amministrazione civica, scegliendo come collocazione la piazza dove già esisteva l’edificio simbolo del potere religioso rappresentato dal Duomo di S. Maria e dalle adiacenti sedi dei canonici, ricalcando un modello urbanistico tipico delle città comunali dell'Italia padana [figg.1, 3]. Si vedrà parlare infatti per la prima volta del palatium communis con riferimento alla data 1296 (Caciorgna 1989, p.196). Tuttavia questo dato non è sufficiente a fissare con esattezza la data di realizzazione del palazzo che oscilla tra la prima e la seconda metà del XIII secolo (Angelini 1983; Cerone 2010).

In origine il palazzo si presentava come una costruzione isolata, contrariamente ad oggi che appare addossato sul lato sinistro della facciata al duomo di S. Maria Annunziata. La prima significativa modifica dell’assetto primitivo si ebbe probabilmente entro la metà del XV secolo quando l’edificio venne ampliato verso est con la costruzione del corpo secondario che collega il palazzo al Duomo, arretrato rispetto al prospetto principale su piazza Giovanni XXIII.

Nei secoli seguenti le trasformazioni più rilevanti riguardarono la divisione della sala consiliare in due ambienti e la progressiva chiusura delle arcate del portico. Tra il 1856 e il1863 si registrano le modifiche più rilevanti con l’ampliamento verso piazza Trieste, la creazione di un secondo piano e l’aggiunta di alcuni elementi neogotici nel prospetto principale come le bifore del secondo piano, il balcone e l’orologio. Altri interventi, risalenti al XX secolo, diedero infine al palazzo la forma attuale.

In origine l'edificio si costituiva di soli due piani, come era tipico dei palazzi comunali: pianterreno corrispondente al livello di via Consolare e primo piano corrispondente al livello di piazza Trieste, allora nominata piazza San Silvestro, per via della presenza di una chiesetta dedicata all'omonimo santo non più esistente.

Il pianterreno, atto a svolgere funzioni prevalentemente pubbliche e commerciali, presentava e presenta tuttora una loggia aperta da volte ogivali impostate su pilastri quadrangolari che si aprono su spazi coperti da volte a crociera [fig. 2]. A questo livello sono presenti due piccoli ambienti, in origine probabilmente aperti, corrispondenti all'attuale sede della Pro-Loco e a un locale con accesso in via Principe Amedeo. Il piano superiore era occupato dalla ampia sala consiliare, molto probabilmente disposta in maniera diversa rispetto a come si presenta oggi, e una serie di altri piccoli ambienti, difficili da ricostruire esattamente.

La stretta parete muraria leggermente rientrante rispetto al resto dove si apre l'attuale portale d'accesso archiacuto in origine non doveva esistere e probabilmente si accedeva all'interno del palazzo tramite una scala esterna che collegava piazza Santa Maria a piazza Trieste costeggiando la cattedrale allora priva di cappelle. L'entrata al palazzo quindi si apriva su questa piazza di cui rimane oggi leggibile solo lo stipite destro dell’antico portale d ingresso, recentemente rimesso in luce accanto all'entrata della sala consiliare (Angelini 1996), caratterizzato dalla medesima profilatura a cordone osservabile nel portale d'accesso alla sala capitolare dell'abbazia di Fossanova. Attraverso questo arco si accedeva  alla sala  consiliare dove si trovava tra l'altro la loggia d'onore, ovvero l'attuale bifora che apre su piazza Giovanni XXIII, dalla quale venivano proclamati i bandi.

Dall'analisi dei principali elementi tipologici del palazzo privernate, quali il portico al piano terra e la grande sala consiliare al primo piano, soluzioni tipiche  per un palazzo comunale, si riscontra a Priverno un legame di continuità in particolare con il il modello del broletto lombardo, dato dall'apertura originariamente completa del portico al pianterreno. Ciò nonostante in questo caso  ci si trova davanti a una soluzione autonoma che si sviluppa adattandosi alla situazione locale, se si considera la  presenza atipica della scala esterna d'accesso collocata non sul prospetto principale del palazzo, ma su uno spazio secondario quale è quello occupato adesso da piazza Trieste. Inoltre, dall'esame dei caratteri formali emerge il forte influsso del linguaggio cistercense dovuto alla vicina abbazia di Fossanova, che ha fatto avvertire la sua presenza in tutto il territorio a essa circostante.

Il prospetto principale risulta come un intreccio di elementi stilistici gotico-borgognoni e locali. Realizzato in filari di conci di pietra calcarea, era scandito originariamente in due fasce orizzontali ripartite  a metà altezza da un sottile e semplice cornice aggettante sulla sommità e scanalata al centro, sopra al quale si appoggiano le finestre.E' probabile che al centro della facciata e sopra le finestre si trovasse collocato l'oculo ottagonale attualmente sopra il portale d'accesso attuale accanto all’attiguo duomo, che avrebbe lasciato nella muratura stessa tracce della sua antica presenza, come è possibile osservare (Berti 1984, pp. 579-590). L'oculo risulta identico a quello collocato sulla facciata dell'abbaziale di Fossanova e all'esemplare che si  trova nel castello dei conti di Ceccano.

Sempre sulla facciata, a seguito degli ultimi lavori di restauro, è stato riportato alla luce un frammento di affresco collocato al primo piano tra le due trifore.

La sommità del prospetto termina con un coronamento ad archetti pensili del XIX secolo, realizzato durante l'intervento di rialzamento della stessa, mascherando probabilmente l'originaria merlatura guelfa (Culmone 2002, pp. 371-380).

Del tutto assente è oggi l'originaria torre dell'orologio. Quella databile al XIX secolo già sostitutiva la precedente torre settecentesca ritratta in un dipinto di Edward Lear, anche se durante gli ultimi lavori di restauro effettuati si è potuto appurare che la campana all'interno della stessa torre sia da ascrivere al XIV secolo, elemento che indica comunque la presenza di una torre campanaria, la cui collocazione è tutta da studiare. Sebbene il Giovannoni negli anni '20 del '900 abbia individuato una zona di muratura piena tra i due portici di via consolare, nessun documento ci parla di una torre, né le analisi della muratura attuale ci permettono di azzardare alcuna valida ipotesi a riguardo (Giovannoni 1922).

Al primo piano della facciata su piazza Giovanni XXIII si osservano tre finestre, due trifore ed una bifora. La posizione di quest'ultima che a detta delle ultime indagini di restauro del 2006 (non ancora pubblicate) è l'unica bifora effettivamente originale a dispetto di quanto è stato sostenuto fino a poco tempo fa dallo storico Angelini, che ritenevano originali anche tutte le finestre del primo piano in facciata. Risulta inoltre anomala la posizione della suddetta bifora che, insieme all’attigua trifora, illuminava la sala consiliare; infatti l’apertura non è collocata al centro, come sarebbe logico vista la sua probabile funzione di loggia d’onore da cui si affacciavano le autorità cittadine. Interessante è a tal riguardo una incisione, riportata in una rivista del 1840, che ritrae il palazzo comunale ornato da una bifora centrale e le due trifore ai lati, tutte archiacute. La bifora, a differenza delle altre trifore, risulta più lavorata ed è caratterizzata da un fascio centrale di tre colonne. Le trifore invece si caratterizzano per una maggior essenzialità: due colonne reggono tre semplici archi, i quali senza alcuna decorazione, scaricano ai lati sulla struttura muraria con blocchi regolari a corsi orizzontali e ricorsi sub-paralleli. Nel 1862 La trifora centrale al primo piano è stata alterata per dare accesso al nuovo balcone, realizzato in pietra calcarea locale poggiante su quattro mensole, e chiuso da una ringhiera in ferro. Tutte le finestre sono inoltre rimarcate sulla sommità  da una decorazione a ghiera ora arcuata, ora archiacuta, realizzata con gli stessi conci calcarei.

Della stessa fattura più semplice sono le bifore dell'ultimo piano, che come le trifore sottostanti risultano essere imitazioni ottocentesche in stile neogotico.

Il piano terra era originariamente quasi del tutto porticato, con aperture sui tre lati stradali e diviso internamente in nove campate quadrangolari con volte a crociera sorrette da pilastri a fascio. Il lato che da sulla piazza del duomo, consisteva invece in una galleria coperta che collegava la piazza all’attuale via Principe Amedeo e che, essendo esterna al corpo dell’edificio, formava anche un’ampia terrazza dal lato dell’attuale piazza Trieste, originario accesso al palazzo. Tutto ciò oggi non esiste più, mentre i portici un tempo luogo  di assemblee pubbliche furono tamponati e utilizzati come prigioni dal XVIII secolo fino al 1938. Il lato porticato sulla piazza fu riaperto tra il 1952 e il 1954 restituendo così un aspetto  molto vicino a quello originario, caratterizzato da riprese di elementi tipologici e linguistici provenienti dall’abbazia di Fossanova. La serie degli archi ogivali a doppia ghiera impostati su pilastri realizzati in conci di grandi dimensioni in pietra calcarea locale e rifiniti a gradina, e la cornice marcapiano che costituisce la base del piano finestrato, infatti, ripropongono in maniera diretta la scansione dell’alzato della navata centrale di Fossanova, di cui si semplifica solo la sezione dei pilastri, qui semplicemente cruciformi e privi delle semicolonne pensili. A richiamare  infine per forma e struttura le volte ogivali ad alzato piatto coprenti le due navate laterali della chiesa di Fossanova, il sistema di volte del porticato.

 

 

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Autori

Maria Serena Lanfranca