SERMONETA - Chiesa di San Michele Arcangelo - Il campanile

Il campanile

Immagini


1) Campanile

2) Campanile, interno, spigolo

Descrizione

Ad una fase costruttiva successiva all’edificazione della chiesa sembra attribuibile il campanile che sorge nella zona absidale, in cornu epistolae, adiacente alla parete conclusiva della navata destra e al presbiterio, in modo che a livello del basamento il suo lato ovest è rappresentato dal muro destro del coro [ 1 ].

Esaminando la muratura all’interno della torre campanaria, si osserva che il paramento murario originale è ben conservato sui lati nord, est e solo in parte sul lato sud, in quanto nell’angolo S-O appare inglobato uno sperone di antica muratura con uno stipite in pietra di una certa rilevanza appartenente forse ad un edificio preesistente, o al primitivo coro quadrato [ 2 ]: purtroppo ad oggi non è possibile stabilire con certezza la natura originaria di questa preesistenza (Arcidiacono 1975, p. 63). È probabile, comunque, che lo spigolo fosse appartenuto ad un precedente coro quadrato sostituito, nel 1549, con quello attuale. Così, quando venne costruito il campanile il coro era o fu parzialmente distrutto e probabilmente anche modificato ed allungato con la realizzazione del campanile, che al piano terra mostra le tracce di una grande apertura che doveva collegarlo all’interno della chiesa proprio attraverso il coro (Barelli 1993, p. 422).

Ad oggi, il campanile è il risultato di una parziale ricostruzione avvenuta in seguito ad un crollo accaduto per cause sconosciute: è però possibile ricostruirne l’aspetto originario grazie alle parti superstiti. Il basamento quadrato è ben conservato e presenta, coerentemente al rivestimento murario della chiesa, una muratura in blocchetti di calcare locale disposti in filari abbastanza regolari (secondo il comune schema dell’ opus incertum particolarmente utilizzato in quegli anni dalle maestranze laziali) che ben si differenziano dalla muratura in blocchetti di varia pezzatura della parte ricostruita. Dall’analisi della tecnica muraria si possono riconoscere le tracce delle aperture originarie: vi era un primo piano a monofore con semplici ghiere in blocchetti di calcare ed un secondo, individuato dalle tipiche cornici romane con mattoni, denti di sega e mensoline, aperto da bifore con colonnine con capitello a stampella e ghiere in cotto poggianti su altre cornici all’altezza dell’imposta. La distribuzione dei volumi in forme bloccate lascia supporre che il campanile non si elevasse al di là di un terzo piano, oggi evidentemente crollato (Arcidiacono 1975, p. 64). Vista la poca accuratezza della tecnica esecutiva, il campanile, nonostante presenti alcuni elementi comuni ai coevi campanili romani, non sembra riferibile a questa stessa tipologia, ma è possibile confrontarlo con esempi laziali, tutti ascrivibili alla seconda metà del XII secolo, opere di maestranze locali dal gusto pregotico che reinterpretavano schemi derivanti da modelli romano-tuscanensi, come l’impiego dell’opus incertum o di alcuni elementi come le cornici marcapiano in mattoni e denti di sega, o lombardo-laziali come la distribuzione dei piani e delle finestre (Arcidiacono 1975, p. 64). Per la forma quadrata della base, per la ridistribuzione dei piani con il primo piano a monofore ed il secondo a bifore, ma soprattutto per lo stesso trattamento murario del calcare locale ad opus incertum, trovo appropriato il confronto del campanile di S. Michele Arcangelo con quello della chiesa di S. Maria in Flumine di Ceccano (Beranger 1992, p. 255; Serafini 1925, pp. 132-135). Inoltre, per la collocazione nella zona absidale in cornu epistulae, può essere confrontato con quello dell’abbazia di Valvisciolo, costruito sempre intorno alla metà del XII secolo: anche qui il campanile presenta una base quadrangolare con bifore e un paramento murario analogo (Serafini 1925, pp. 131-132) .

Infine è forse possibile effettuare un ultimo confronto con il campanile della chiesa di S. Maria ad Amaseno: anche qui il campanile presenta tre piani di cui il primo con aperture a monofore, mentre il secondo ed il terzo con bifore. ll taglio della pietra calcarea locale ricorda la tipologia di muratura del S. Michele Arcangelo ed il solito trattamento ad opus incertum (Serafini 1925, pp. 100-104).

La presenza dello spigolo nella muratura sembra confermare una datazione leggermente posteriore agli interventi in chiave cistercense eseguiti all’interno della chiesa, volendo rifarsi a dei precisi modelli laziali. Non è possibile determinare con precisione gli anni in cui venne eretto il campanile sermonetano e nemmeno quelli in cui venne ricostruito, ma secondo il Pantanelli nel 1735 doveva essere ancora integro, visto che vi venne posto il vecchio orologio della collegiata di S. Maria Assunta, di cui è ancora oggi possibile vederne il quadrante sul lato est. Nella cappella De Marchis, in Santa Maria Assunta, vi è conservata una pala di Benozzo Gozzoli, raffigurante la Vergine tra Angeli con in grembo il modellino della città di Sermoneta (Barelli 1993, p. 426). Si individuano due campanili di cui quello a destra è quello della collegiata, mentre quello a sinistra, molto più piccolo e con due piani di cui uno a bifore e terminazione cuspidata, potrebbe essere quello di San Michele Arcangelo prima del crollo della parte alta.

 

Bibliografia

Arcidiacono A. M., Due chiese francescane in Sermoneta, << Bollettino dell’Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale>>, 8 (1975), 2, pp. 57-74.

Barelli L., La chiesa di San Michele Arcangelo di Sermoneta, << Sermoneta e i Caetani: dinamiche politiche, sociali e culturali di un territorio tra medioevo ed età moderna: atti del convegno della Fondazione Camillo Caetani, Roma-Sermoneta, 16-19 giugno 1993 >>, a cura di L. Fiorani , Roma 1999, pp. 421-434.

Beranger E.M., Di un’indagine sulla conservazione e trasformazione dei monumenti romani nell’età di mezzo nelle provincie di Frosinone e Latina, << Rivista cistercense >>, 3, 1992, pp. 249-317.

Serafini A., Le torri campanarie di Roma e del Lazio, Roma 1927.

Autori

Valeria Danesi