SERMONETA - Collegiata di Santa Maria Assunta - L'arredo marmoreo

L'arredo marmoreo

Immagini


1) Incisione con il seggio marmoreo (da PANTANELLI 1972).

2) Seggio marmoreo (foto Autore).

3) Seggio marmoreo (foto Autore).

4) Leoni alla base delle semicolonne della navata centrale (foto Autore).

5) Leoni alla base delle semicolonne della navata centrale (foto Autore).

6) Priverno, chiesa di Sant’Antonio Abate, leone del pulpito (da GIANANDREA 2006).

7) Ferentino (FR), chiesa di Santa Maria Maggiore, leone del portale (da GIANANDREA 2006).

8) Interno della chiesa, acquasantiera (foto Autore).

9) Interno della chiesa, paliotto musivo sul fronte dell'altare (foto Autore).

10) Interno della chiesa, paliotto musivo sul fronte dell'altare, particolare (foto Autore).

11) Interno della chiesa, capitello reimpiegato agli angoli dell’altare (foto Autore).

12) Interno della chiesa, capitello reimpiegato nell’acquasantiera (foto Autore).

13) Interno della chiesa, pilastrino dell’acquasantiera (foto Autore).

Descrizione

Alcuni elementi dell’arredo marmoreo e liturgico della collegiata meritano una specifica trattazione. Tra questi si distinguono i frammenti dell’antico tempio della dea Cibele, sulle cui fondamenta si andò a impiantare l’originario edificio: il capitello corinzio reimpiegato nella semicolonna sud del portico d’ingresso [Fig. 1] e il seggio marmoreo oggi conservato nella zona presbiteriale accanto all’altare [Fig. 2]. Quest’ultimo sembra fosse stato ricavato da un’ara legata al culto di Cibele, da cui forse il sacerdote assisteva ai sacrifici, e in seguito trasformata in sedia episcopale per la nuova collegiata (Fino 1980, p. 29); essa presenta ancora un’elegante decorazione plastica di tipo alessandrino con festoni e frutta sui tre lati, teste d’ariete e una gru che lotta con una serpe sul fronte ed è stata datata al periodo adrianeo o post-adrianeo [Fig. 3] (Marocco 1834, pp. 85-86; Longo, Sassoli 1992, p. 36).

Nei plinti delle semicolonne addossate ai primi due pilastri della navata centrale sono invece conservati due leoni stilofori che presumibilmente dovevano in origine decorare il portale [Figg. 4-5]; ciò sarebbe peraltro suggerito dalla forma a ‘L’ della base su cui poggiano. La loro datazione oscilla tra l’epoca classica – per l’iconografia del carro della dea Cibele guidato da due leoni (Fino 1980, p. 24) – e la fase romanica della chiesa (Tamanti 1975, p. 84; Longo, Sassoli 1992, p. 29; Bellanca 1999, p. 410). Esempi simili in area pugliese potrebbero aver funzionato da modelli; basti pensare ai leoni stilofori di Bari, Trani, Bisceglie o al pulpito della cattedrale di Canosa (Bellanca 1999, p. 410). Non è da tralasciare comunque il fatto che leoni stilofori di simile fattura e con identica fisionomia come il muso scimmiesco, la fronte spaziosa e la postura rigida sono rintracciabili in alcuni esempi geograficamente più vicini a Sermoneta, come quelli di Priverno, nel portico di S. Maria, nel pulpito di S. Antonio Abate [Fig. 6] nonché a Ferentino, nel portale di S. Maria Maggiore [Fig. 7] (Gianandrea 2006, p. 157, n. 7).

Ancora alla fase romanica sembra appartenere una delle due acquasantiere, quella di sinistra, poste a ridosso dei primi due pilastri nella navata centrale [Fig. 8]. Il bacino è appoggiato su una colonnina incorporata in un pilastro a sezione quadrata, con un capitellino del tutto simile a quelli riutilizzati agli angoli dell’altare.

Uno degli elementi di maggior rilievo dell’arredo di età romanica rimane tuttavia il fronte dell’altare maggiore, sul quale è reimpiegato un paliotto musivo (cm 77 x 106) di gusto cosmatesco [Fig. 9]. Il disegno è costituito da due fasce verticali ai lati, il motivo del quincunx al centro con dischi marmorei rossi e verdi e due piccoli globi di cristallo di rocca inseriti al di sopra e al di sotto del disco centrale [Fig. 10]. La lastra è stata datata la lastra tra la metà del XII secolo e gli inizi del XIII (Pantanelli 1908-1911, p. 83; Longo, Sassoli 1992, p. 36), o, più approfonditamente, tra il 1150 e il 1200 (Fino 1980 p. 34). Il disegno a minutissime tessere, la vivacità cromatica e l’uso, insolito tra le maestranze dell’Urbe, del cristallo di rocca hanno fatto pensare alla penetrazione nel Lazio meridionale di tecniche e modi campani, con i quali le botteghe romane vennero in contatto (Matthiae 1952, pp. 273-275; Matthiae 1958, p. 842). Tuttavia, pur essendoci elementi di ascendenza campana, in base al disegno e alla qualità delle tessere non è da escludere l’attribuzione a marmorari romani; l’utilizzo dei vetri e le dimensioni ridotte dei cerchi, che vanno a creare disegni più articolati e vivaci, si accosterebbe peraltro ai bacini ceramici presenti, ad esempio, negli amboni della cattedrale di Ravello o nella chiesa di S. Giovanni del Toro, datati tra fine XII e inizio XIII secolo, dove vennero utilizzati frammenti di maiolica araba per i tondi o per specifiche decorazioni (Gianandrea 2006, p. 157, n. 7). Tali considerazioni hanno difatti condotto a una datazione compresa tra il secondo e il terzo quarto del XIII secolo, momento della piena assimilazione del gusto compositivo campano nell’arredo liturgico del Lazio meridionale, dove non è da escludere il lavoro di maestranze locali con influssi tanto delle botteghe cosmatesche di Roma quanto dei maestri campani (Gianandrea 2006, p. 157, n. 7).

Agli angoli dell’altare sono infine state reimpiegate due colonnine addossate a pilastri, con capitelli identici a quello dell’acquasantiera nella navata centrale [Figg. 11-12]. Il fatto che almeno uno di questi pilastrini sia provvisto di incasso per pluteo, perfettamente visibile dal retro [Fig. 13], suggerirebbe che essi, insieme alla lastra cosmatesca dell’altare, fossero originariamente parte di una recinzione presbiteriale oppure dei due ‘pulpita marmorea’ menzionati in una visita apostolica del 1580 (Gianandrea 2006, p. 158, n. 9).

 

 

Bibliografia

Bellanca C., La chiesa dell’Assunta a Sermoneta, in Sermoneta e i Caetani. Dinamiche politiche, sociali e culturali di un territorio tra medioevo ed età moderna, «Atti del Convegno della Fondazione Camillo Caetani, Roma-Sermoneta 16-19 giugno 1993», a cura di L. Fiorani, Roma 1999, pp. 403-420.

Fino E., Sermoneta tesori d’arte memoria d’eroi, Sermoneta 1980.

Gianandrea M., La scena del sacro: l'arredo liturgico nel basso Lazio tra XI e XIV secolo, Roma 2006.

Longo P., Sassoli F., Sermoneta, Roma 1992.

Marocco G., Monumenti dello Stato pontificio e relazione topografica di ogni paese, Roma 1834 (Tomo IV).

Matthiae G., Componenti del gusto decorativo cosmatesco, «Rivista dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte», I (1952), pp. 248-281.

Id., s.v. Cosmati, in Enciclopedia dell’Arte Medievale, III, Milano 1958, p. 837-843

Pantanelli P., Notizie storiche della terra di Sermoneta, edite da Leone Caetani, Roma 1908-1911.

Tamanti G., La chiesa di S. Maria Assunta in Sermoneta, «Bollettino dell’Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale», VIII (1975), 2, pp. 75-92.

 

Autori

Flavia Scarperia