SERMONETA - Castello Caetani

Castello Caetani

Coordinate GPS: 41.548492,12.986226

Sottoschede

Immagini


1) Veduta aerea.

2) Disegno del castello (Fondazione Camillo Caetani Scheda nr. 1036).

3) Pianta (da PISTILLI 2004, p. 100).

4) Piazza d'armi.

Descrizione

Il castello di Sermoneta [Figg. 1-2], si trova sul monte Carbolino (m 257), appartenente alla catena dei Monti Lepini (Longo, Sassoli 1992, p. 8). La struttura presenta una pianta quadrangolare [Fig. 3], con tre torri schierate sulla parete frontale e al centro la corte circoscritta da una poderosa muraglia che va a ricongiungersi con la torre dell’angolo posteriore sinistro.

La fortezza è più alta nella parte frontale, volta a occidente, e declina verso est, perché qui le pendici sono a precipizio e garantiscono così la sicurezza assoluta; sulle fiancate si aprono monofore e bifore a sesto acuto mutuate probabilmente dalle vicine abbazie cistercensi.

Sulla fondazione del castello vi sono esigue notizie; in un documento del 1222 compaiono i nomi di Oddone, Gregorio, Biviano, Stefano e Scarapezzo, personaggi noti nella famiglia dei Crescenzi, quest’ultima individuata come l’ideatrice e la realizzatrice del nucleo originale, di cui oggi rimane solo il Maschietto (Longo, Sassoli 1992, p. 8).

Storicamente sicura è invece la presenza nella rocca della potente famiglia baronale Annibaldi, alla quale viene riferita la realizzazione di un primo, poderoso, impianto difensivo. Nel 1227 saliva al trono pontificio il cardinale Ugolino Conti con il nome di Gregorio IX (1227-1241), della famiglia Conti Segni, sotto il quale uno degli eredi di Petrus, Annibaldo Annibaldi, fu incaricato senatore.

Gli Annibaldi furono gli eredi del complesso, che gli fu affidato sin dal 1264 (Vendittelli 1993, pp. 20-25; Carocci 1993, p. 312). Fin dall’inizio del XIII secolo, la famiglia era diventata proprietaria di Ninfa e dei castelli di Bassiano, San Donato e Sermoneta, nonché dei vasti territori loro annessi. A darle lustro era stato soprattutto Riccardo (appartenente al ramo degli Annibaldi della Molara), il quale aveva ottenuto la nomina a cardinale e la carica di rettore di Campagna e Marittima, divenendo il signore indiscusso della casa fino alla sua morte, che le fonti collocano in un lasso di tempo che va dal 1274 al 1276 (Spiccia 2005, p.15).

Il papa affidò il governo di Sermoneta a Riccardo – che ne fece una signoria – quale ricompensa per aver impedito la progettata invasione dell’imperatore Federico II.

Il nuovo signore mise quasi subito mano alla costruzione della rocca, circoscritta alla parte più alta della collina, dove gli scoscesi pendii rocciosi formavano un baluardo naturale pressoché inespugnabile (Fusco 1998, pp. 39-45).

La corte della rocca era l’attuale Piazza delle Armi [Fig. 4], nel cui centro era stata scavata la cisterna, dove l’acqua piovana confluiva dai tetti e dalle terrazze degli edifici (Dionisi 1968, pp. 73-96).

Nella corte era stata eretta una chiesa, denominata S. Pietro della Corte, rasa al suolo nel XVI durante la signoria dei Borgia, senza alcun rispetto per le ceneri dei Caetani che vi erano stati tumulati.

Attorno al nucleo della rocca annibaldesca, inoltre, cominciò pian piano ad estendersi la città intera, ben difesa anche dalle mura con cui il cardinale Riccardo e la sua famiglia avevano fatto cingere tutto l’abitato.

Attualmente, le uniche testimonianze tangibili relative all’originario castello rimangono le fondazioni di quella che poi divenne la Sala dei Baroni e la possente torre del Maschio.

Le poche notizie certe attestano, oltre alle due torri, la presenza di pochi edifici e di un ampio cortile con una chiesa e una grande cisterna per la raccolta delle acque piovane. Il cortile era il centro civico o ‘corte’ e diede il nome alla chiesa di San Pietro in Corte.

L’edificio di culto, eretto intorno al IX secolo, aveva acquisito importanza solamente all’inizio del XII dopo la distruzione della collegiata di Santa Maria, durante la guerra che i signori di Sermoneta intrapresero con quelli della vicina Sezze; essendo San Pietro in Corte all’interno della cinta muraria, quindi in un luogo più sicuro, vi trasferirono il fonte battesimale e gli uffici sacri della collegiata.

La cisterna invece è ancora riconoscibile, pur se modificata dai Borgia. Essa rappresentò, sino all’Ottocento, un punto di riferimento per Sermoneta, poiché, essendo la più grande della città, durante i mesi estivi fungeva anche da centro di approvvigionamento idrico per l’intera comunità.

Il castello e gli altri feudi Annibaldi, dopo la morte del potente signore, precipitarono verso un rapido declino: complici le cattive condizioni finanziarie in cui versava la famiglia e i legami di parentela con la casa di Bonifacio VIII, ben presto i suoi eredi intavolarono trattative con Pietro II Caetani per la cessione di tutti i loro domini della Marittima.

Il primo atto di vendita a favore della famiglia Caetani fu redatto il 29 aprile 1297. Il 16 giugno dello stesso anno, Annibaldo e Giovanni Annibaldi, unitamente al nipote Riccardo, avevano ceduto a Pietro II Caetani conte di Caserta, dietro versamento di circa 140 mila fiorini d’oro, il territorio di Sermoneta (Longo, Sassoli 1992, p. 8).

A volere l’acquisto era stato Benedetto Caetani, zio di Pietro, elevato al soglio pontificio nel 1294 con il nome di Bonifacio VIII (1294-1303).

La presa di possesso della rocca sermonetana da parte dei Caetani avvenne il 17 settembre 1297 e nel 1299 Bonifacio VIII ne convalidò la proprietà.

La famiglia Caetani iniziò ben presto lavori di ampliamento e di ricostruzione della rocca (per la maggior parte realizzati sotto la signoria degli eredi di Pietro), stravolgendo la struttura preesistente: al suo interno furono eretti nuovi edifici e innalzate le mura di cinta.

I primi lavori di rinnovamento durarono fino al secondo decennio del XIV sec (Dionisi 1968, p. 82). Essi sono oggi riconoscibili, poiché la tecnica edilizia utilizzata dai Caetani vide l’impiego di blocchi di dimensioni maggiori (cm 10 x 20) rispetto a quelli utilizzati per il mastio da parte degli Annibaldi (Longo, Sassoli 1992, p. 8). Il restauro comportò l’inserimento di finestre bifore sorrette da archi a sesto acuto e da capitelli in travertino.

L’aggiunta più notevole voluta dai Caetani fu l’edificio di rappresentanza sul fianco meridionale, contraddistinto da due livelli e lungo 22 metri [Fig. 3] All’inizio del XIV secolo il cortile fu trasformato in Piazza d’Armi e venne realizzato il primo impianto delle attuali mura di cinta.

Nessun’altra costruzione fu aggiunta sino ai primi anni del XV secolo, poiché, durante tutta la seconda metà del Trecento, Roffredo III Caetani e i suoi discendenti poco si curarono di Sermoneta. La potente famiglia baronale stava affrontando anni d’intensa attività e aveva concentrato tutti i suoi interessi sulla vicina città di Ninfa e soprattutto sui feudi del Regno di Napoli, lasciando il castello nelle mani di Nicola di Itri, capitano e vicario del signore di Sermoneta.

Attualmente non è possibile stabilire la conformazione originaria del complesso durante il XIV secolo, ma sicuramente esso inglobò una vasta porzione di muro preesistente, caratterizzato dall’opus saracinescum in piccole bozze di calcare simile alle cortine del mastio duecentesco (Pistilli 2004, p. 84).

Bibliografia

Carocci S., Baroni di Roma. Dominazioni signorili e lignaggi nel Duecento e nel primo Trecento («Nuovi studi storici», 23), Roma 1993.

Ceccarini A.C., Giaccaglia M., Rocche e castelli del Lazio, Roma 1982.

Di Falco A., La rocca di Sermoneta da un quaderno d’appunti di Gelasio Caetani, in Le rocche alessandrine e la rocca di Civita Castellana, «Atti del convegno, Viterbo 19-20 marzo 2001», a cura di M. Chiabò, M. Gargano, Roma 2003, pp. 191-213.

Pistilli P.F., Arte e architettura nei domini Caetani nella Marittima, in Bonifacio VIII, i Caetani e la storia del Lazio, «Atti del Convegno di studi storici, Roma, Palazzo Caetani, 30 novembre 2000, Latina, Palazzo “M”, 1 dicembre 2000, Sermoneta, Castello Caetani, 2 dicembre 2000», Roma 2004, pp. 81-116.

Vendittelli M., «Domini» e «universitas castri» a Sermoneta nei secoli XIII e XIV. Gli statuti castellani del 1271 con le aggiunte e le riforme del 1304 e del secolo XV («Studi e documenti d’archivio», 3), Roma 1993.

Vescovo A., Castelli e rocche del Lazio e dell’Abruzzo, Milano 2001.

Autori

Federica Bottura